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Radio Rai se la prende con Emma

I Modà ed Emma sul palco del Festival di Sanremo

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È ancora scontro tra Radio Rai e i network privati. Mentre non si riesce a raggiungere un accordo per la ripartenza dell'Audiradio (la rilevazione dell'ascolto radiofonico) con le parti e gli interessi ancora molto lontani (le nuove rilevazioni hanno subito ancora un rimando, si parla della fine dell'anno), ora la polemica si sposta su Sanremo. Radio Rai non trasmette Emma e i Modà, secondi classificati al recente Festival e di fatto vincitori morali. Il motivo ufficiale è che il brano non è in linea con la corrente programmazione, ma non del tutto estranei dovrebbero essere i motivi concorrenziali. I Modà incidono per la Ultrasuoni, la nuova casa discografica fondata da Rds, Rtl e Radio Italia, tre potenti network radiofonici ora attivi anche nella discografia. Associazioni discografiche, altre etichette e la stessa Agm, l'agenzia della libera concorrenza e del mercato, si sono già schierate a favore della Rai, visto che le tre emittenti diffonderebbero in maniera esagerata la band da loro prodotta. In effetti siamo in pieno conflitto di interessi, addirittura con una distorsione nei confronti del mercato, che nulla ha a che vedere con la censura o con la considerazione del prodotto. È un fatto che i network radiofonici giocano sempre più un ruolo da padroni nella musica, anche piuttosto arrogantemente, prima con la Siae, poi con la Rai, ora anche con gli artisti. È curioso notare come in tv, che in teoria dovrebbe avere un peso maggiore, l'accordo aziendale si raggiunge con una certa facilità. Non ultima la partecipazione di Luca e Paolo, targati Mediaset, al Festival che ne ha fatto dei divi poi restituiti al Biscione. In radio invece tutto ciò sembra impossibile. La Rai ha avuto per un buon quarantennio la Fonit Cetra come consociata e soprattutto come braccio discografico, con un risvolto di polemiche a non finire. La rilevanza della Fonit Cetra nel mondo discografico era veramente irrisoria, come pure la sua influenza: qualche sigla, sottofondi e rari artisti nelle principali manifestazioni musicali televisive. Gli artisti della consociata erano spesso visti come raccomandati, in virtù di agevolazioni realmente trascurabili. Stupisce che, a distanza di anni, lo stesso meccanismo tanto contestato, venga riproposto, con differente peso, da quell'emittenza privata che si dichiarava danneggiata da un simile metodo. I network continuano a trascurare non solo il repertorio legato al Festival di Sanremo, ma in generale tutto il catalogo italiano. A ciò si aggiunga che non si tratta di valutazioni artistiche (i conduttori non scelgono più da anni i brani che trasmettono) bensì unicamente commerciali. Comprensibili le ragioni legate al marketing, molto meno quelle di certi artisti, i quali da una parte sbandierano l'autonomia e l'indipendenza creativa, dall'altra non esitano a firmare lucrosi contratti con chi offre maggiori garanzie di illuminazione promozionale. Stupisce ancor di più che simili scelte provengano da artisti frutto del vivaio della discografia indipendente, che in questo modo vede vanificati i suoi sforzi nella continua lotta per ritagliarsi spazi. Un altro duro colpo alla credibilità e alla trasparenza degli artisti italiani. Il settore radiofonico - nel 2010 una raccolta pubblicitaria di 400 milioni di euro con una crescita del 7,7% - deve essere difeso e valorizzato valorizzato e non affossato da continue e inutile beghe.

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