Leggere nelle stanze del cardinale
diLIDIA LOMBARDI Inerpicarsi sulla scala a chiocciola che sale verso il lucernaio è come compiere un dantesco cammino verso la conoscenza. É dal 1754 che gli scalini di travertino portano tutti - dotti e analfabeti, studiosi e curiosi, romani de Roma e viaggiatori da Grand Tour - nella biblioteca antica più grande della città. Sono le stanze di Palazzo Corsini, che uniscono i volumi della famiglia toscana di cardinali e papi a quelli dell'Accademia dei Lincei, che nell'edificio ha sede. La Capitale ha raccolte di libri blasonate: la Angelica, la Casanatense, la Vallicelliana, il Burcardo. Posti che distraggono dalla lettura, tanto sono belli. Ma il trionfo di scaffali scuri e preziosi, di scrivanie intagliate si esaurisce in un solo, anche se dilatato, ambiente. La Biblioteca Corsiniana invece squaderna una sfilza di sale. È l'inveramento di un progetto culturale e architettonico. È la forma artistica della vocazione enciclopedica di una ricca e potente famiglia. I Corsini cominciarono a collezionare libri nel Seicento, col cardinale Neri Maria Corsini, che assiepò volumi nel palazzo Pamphjli a piazza Navona, preso in affitto. Il primo erede fu Lorenzo Corsini. E subito dalla porpora la proprietà dei libri passò alla tiara. Lorenzo nel 1730 diventa Papa Clemente XII. Il carisma del soglio pontificio impone ai familiari di possedere una prestigiosa dimora. Ecco, nel 1736, l'acquisto di palazzo Riario alla Lungara, ecco l'ingaggio di Ferdinando Fuga per ampliarlo. Ecco l'attenzione quasi maniacale per il fondo librario, già cresciuto con i 32.000 volumi comprati dal cardinale Gualtieri. Il Papa li aveva donati tutti, nel 1733, al nipote, ovviamente cardinale, Neri Corsini junior. Con precisi paletti. No alla divisione della biblioteca tra eredi. No all'uscita dei libri, neanche uno, pena la scomunica del «traditore». Sì invece ad aperture intellettuali, con l'acquisto di opere messe all'indice. Neri Corsini fa della Biblioteca il suo grande scopo. Chiede a Fuga apposite sale. E lui «dilata» da virtuoso il vecchio palazzo, crea la manica lunga, la sequenza di stanze su via della Lungara. Ben quattro, più il vestibolo. La logica organizzazione dello spazio permette di sistemare i libri per materie. Di dare a ciascun ambiente una grande finestra, facendolo godere della luce e dell'aria trasteverina. Il programma enciclopedico della raccolta rimbalza nelle decorazioni. Gli affreschi e gli sguinci delle finestre replicano i temi affrontati nei libri di ciascuna sala. In alto una fregio dipinto in tempera su tela restituisce in trompe l'oeil i busti dei più importanti autori. Così alzi lo sguardo e nel soffitto della prima sala trovi l'allegoria della Storia che ordina al Tempo di scoprire la verità. Nella seconda (Filologia e Lettere) un Apollo sul monte Parnaso. In quella dedicata alla Scienza Galileo pare occhieggiare dall'alto la vetrina con la prima edizione autorizzata dalla Chiesa del suo Dialogo dei massimi sistemi. Un globo in legno della volta celeste troneggia da un lato. C'era anche quello della Terra, sparito durante la seconda guerra mondiale. E quando l'esperto Alessandro Romanello ci racconta il pettegolezzo che Mussolini l'abbia regalato a Hitler, rivediamo la seguenza del Grande Dittatore. E Chaplin-Führer che gioca col mondo-mappamondo. L'ultima sala è dedicata alle materie ecclesiastiche. Qui il fregio è nascosto dagli scaffali aggiunti, che quasi toccano il soffitto. Lassù, dove nessuno riesce a leggere i titoli, sono relegati i libri «scomodi», gli autori giansenisti, quelli in odor d'eresia. Altre pagine scottanti in una camera accanto, «segreta»: l'opera omnia di Calvino e Lutero, l'Enciclopedia di D'Alembert. Neri Corsini aprì la Biblioteca al volgo nel 1754. Magnanimo, fissò l'ingresso nelle ore di chiusura degli altri luoghi di lettura pubblici. Si entrava col fiatone, dopo aver salito la scala elicoidale. Un esercizio che si fa pure oggi. Ma che premio. Ci sono anche le collezioni dei Lincei, tra mobili e affreschi rococò, soppalchi e balaustre liberty. La sala di consultazione è dove i Corsini nell'Ottocento ballavano. Campeggia un lampadario di cristallo e il simbolo dei Savoia con la lince. Insomma, si legge da cardinale. E da re.