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Il Risorgimento di Mazzini è uno show

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diCARLO ANTINI Quando Edoardo Sylos Labini sale sul palco e comincia a parlare ai romani nei panni di Mazzini, nell'aula magna non si sente volare una mosca. Il suo invito all'azione arriva dritto al cuore e viene quasi da alzarsi in piedi e imbracciare le armi. Poi ci si ricorda che si è nel liceo romano Giulio Cesare e ci si rimette a posto. Così, però, il Risorgimento polveroso diventa solo un lontano ricordo. Mazzini, Garibaldi, le giornate di Milano e la Repubblica Romana: la patria nasceva dietro la spinta ribelle di giovani venuti da tutta Italia. Ora questa straordinaria avventura diventa uno spettacolo teatrale, anzi uno show di disco-teatro pensato, scritto e interpretato proprio da Sylos Labini che ha fatto dell'unione tra musica elettronica e drammaturgia il segreto della sua arte. «Interpreto Mazzini quando aveva 43 anni - racconta Sylos Labini - quindi mi assomiglia molto. In scena ci sarà la sua utopia che si è realizzata per un anno. L'Italia è nata prima nel suo pensiero e poi nella realtà». Tra i protagonisti ci sono Melania Maccaferri nei panni dell'Italia e Elisa Santarossa nelle vesti di una patriota che canta sulle note del deejay Antonello Aprea, in consolle sulle barricate. Mazzini rivive l'eroismo del Risorgimento rileggendo Foscolo, Manzoni, Dante e le lettere di Garibaldi ad Anita. «Lo spettacolo - prosegue l'attore - racconta le pagine della letteratura con una consolle da deejay. È un linguaggio nuovo che vuole togliere la polvere ai personaggi della storia». Lo show debutterà il 2 marzo nel Palazzo della Cancelleria, che fu sede del Parlamento della Repubblica Romana. Poi partirà in tour per un mese e sarà l'8 marzo a Frosinone, il 9 a Tivoli, l'11 a Latina, il 14 a Viterbo, il 15 a Rieti, il 16 a Pomezia, dal 20 al 27 a Milano, il 28 a Torino e il 29 ad Alessandria. Con una parentesi nelle scuole del Lazio. «Portare il teatro nelle scuole - aggiunge il regista Alessandro D'Alatri - è un atto di grande coraggio. Sono un appassionato del Risorgimento perché è una pagina della storia che ho sempre sentito molto vicina. D'altronde si tratta solo di poche generazioni prima di noi».

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