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di GABRIELE SIMONGINI Pittore psicologo.

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Lasi deve, nel lontano 1894, ad un geniale storico dell'arte come Bernard Berenson che considerava Lotto «Il primo pittore italiano a essere sensibile ai mutevoli stati dell'animo umano». E lo si vede bene nell'irripetibile mostra dedicata a questo pittore così inquieto che si aprirà al pubblico dal 2 marzo nelle Scuderie del Quirinale, per essere poi seguita da altre grandi monografiche di Filippino Lippi, Botticelli e Tintoretto. Irripetibile perché, come ha detto il curatore Giovanni Federico Villa durante la presentazione alla stampa, «nessun museo al mondo potrebbe chiedere ed ottenere prestiti così importanti». In effetti solo le imponenti pale d'altare tolte dalle loro chiese giustificano l'eccezionalità dell'evento a cui si uniscono decisivi interventi di restauro su molte opere compromesse ed offerti dagli sponsor in occasione della mostra. E forse si sta già profilando una «Lottomania» visto che Vittorio Sgarbi, illustre studioso dell'artista, ha già annunciato un'altra grande mostra dedicata solo ai suoi ritratti e da tenersi a Venezia in luglio. Agli occhi del grande pubblico Lotto non è certo famoso come Antonello da Messina o Tiziano ma il suo anticonformismo, le sue atmosfere quotidiane, le sue confessioni pittoriche, le sue magie di luci e di ombre colorate, il soffio spirituale che sembra animare tutte le sue opere ce lo fanno sentire molto più vicino alla nostra sensibilità di quanto non siano gli altri titani rinascimentali. Giunto ad un passo dal successo definitivo con l'arrivo a Roma nel 1509 per essere coinvolto nei grandi cantieri di Raffaello, Lotto vi rimase solo un anno, non resse lo stress della competizione e se ne tornò a viaggiare e a lavorare in provincia, in luoghi remoti delle Marche e del Trevigiano, dove si sentiva più libero di rinnovare e di essere umilmente antirinascimentale. In ogni opera sacra di Lotto colpisce il sottile conflitto fra l'eccezionalità dell'evento miracoloso ed una dimensione quotidiana e domestica che ne viene turbata. Al massimo livello lo si vede nella mirabile «Annunciazione» del Museo Civico di Recanati: Dio Padre e l'Arcangelo Gabriele irrompono come un vento tempestoso nella casa di Maria spaventando un gatto e la stessa Vergine che si rivolge verso lo spettatore chiedendo quasi aiuto. E come dimenticare quegli angeloni già barocchi che stendono un grande tendone sopra la Vergine col Bambino dando vita a prodigiosi effetti di luci ed ombre, nella pala di San Bernardino in Pignolo di Bergamo? O la strepitosa «Adorazione dei pastori» della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia in cui un umanissimo Gesù Bambino è impegnato ad accarezzare dolcemente una pecorella? Per non parlare dei ritratti penetranti e profondi come nessun altro pittore ha saputo fare, capaci di mettere a nudo i soggetti scelti quasi fossero sul lettino di uno psicanalista.

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