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Coriolanus superstar

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diDINA D'ISA Il Coriolanus di Shakespeare diventa un film, esordio alla regia dell'attore britannico Ralph Fiennes presentato in competizione al 61° Festival di Berlino (che si è concluso sabato). La pellicola, interpretata dallo stesso Fiennes (nei panni di Coriolano), Gerard Butler (Tullus Aufidius) e Vanessa Redgrave (Volumnia), rievoca una storia, raccontata prima da Plutarco e poi dal drammaturgo inglese, che resta sempre di grande attualità. «Con la crisi economica e altri aspetti del nostro mondo, trovavo sempre di più attuale la tragedia di Coriolano e anche lo stesso dialogo di Shakespeare è quello meno stonato per raccontare l'oggi», ha detto Fiennes. Ed ecco che le vicende di Gneo Marcio (al quale fu attributo il cognome di Coriolano dopo la vittoria di Roma contro i Volsci di Corioli) si dibattono tra la Roma e l'Anzio di oggi per ricordano che il leader politico sa sempre usare le armi della forza e dell'astuzia, applicate all'inganno. Come affermava Shakespeare, «il leader è per definizione un uomo di teatro». E all'epoca, in una Roma affamata dal rincaro del grano, ci fu la prima drammatica teatralità della secessio plebi. Sotto il consolato di Marco Minucio Augurino e Aulo Sempronio Atratino, nel 491 a.C., Coriolano si oppose alla riduzione del prezzo del pane e i poveri cominciarono a odiarlo. Era sempre più forte il conflitto tra plebei e patrizi, con questi ultimi che ancora non si erano rassegnati all'istituzione dei tribuni della plebe e cercavano in tutti i modi di contrastarne l'azione. Coriolano, rappresentando l'ala più oltranzista dei patrizi, propugnava il ritorno alla situazione antecedente a quella della concessione del tribunato ai plebei. Il condottiero romano, nel film così come nelle «Vite» di Plutarco tradotte da North, è un protagonista ostinato e superbo, difensore dei diritti delle classi ricche. Nel suo orgoglio aristocratico, che esprimeva in modo arrogante e privo di esitazioni, Coriolano a forza di manipolare i plebei, venne da questi prima eletto, poi privato del consolato e infine bandito da Roma. Si rifugerà ad Anzio dal suo nemico Aufidio, insieme al quale prima muoverà guerra a Roma e poi, commosso dall'intercessione della madre, firmerà una pace che gli costerà la vita. Alle porte dell'Urbe, al IV miglio della Via Latina dove si trovava il confine dell'Ager Romanus Antiquus (nei pressi dell'attuale via del Quadraro), Coriolano venne infatti fermato dalle implorazioni della madre Veturia e della moglie Volumnia, accorsa con i due figlioletti in braccio, che lo convinsero a desistere dal proprio proposito di distruggere Roma. L'orgoglio del generale patrizio fa da sfondo a una Roma la cui politica interna è caratterizzata dalle lotte di classe fra ricchi e poveri. Coriolano rappresenta una pietra miliare della riflessione occidentale sulla politica, affrontando temi di grande attualità riguardo alla leadership, all'etica e alla responsabilità.

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