L'impar condicio
«Per comandare le opposizioni resta solo Berlusconi, chissà che per tornare in pista non diventi comunista». Zac, quando già i simpatizzanti moderati gongolavano per la ridicolizzazione del «circo piddino», Luca e Paolo hanno piazzato il graffio all'ultimo verso. Colbacchi e stelle rosse in testa, cantano sulla melodia morandiana, che diventa "Uno su mille ci sarà". «Se si va al voto chi ci punirà? Non ce l'abbiamo adesso ma chissà». Dietro di loro, le foto dei candidabili alla guida del centrosinistra. però «con Bersani non puoi andare alle elezioni», mentre «Veltroni lo ha pugnalato già D'Alema e Prodi lo sa». Quanto a Vendola, «non saprei», meditano le Iene, «c'è questa cosa che è un po' gay». E Renzi? «Ad Arcore c'è già andato, e ha pestato una merda». Tutti bocciati, compresi Franceschini e Bindi. Non resta che il Cav. Quando campeggia la sua gigantografia ti rendi conto che stavolta magari lui non se ne duole: al momento forte dello show servono i divi, non le comparse. Decisamente più sul filo del rasoio la seconda gag: due italiani qualunque che a tavola riflettono, senza mai nominarlo, sulle vicissitudini del Cav. «Ma poi ha sbagliato? No, stavolta gli ha detto un po' di sfiga». Insomma. Satira ovunque. Nella nuova Raiuno succede di tutto, di più. La carica di Benigni sembra aver raso al suolo ogni barricata, soprattutto a Viale Mazzini, dove nessuno osa contestare il Robertaccio innologico. Dopo quel 51 e passa di share, Mazza si limita a ribadire quel che avevamo scritto già ieri: «Forse non dovrebbe essere un grande comico a caricarsi sulle spalle il richiamo all'orgoglio del nostro Paese, dovrebbero pensarci i politici e gli intellettuali». E dopo gli elogi dell'Osservatore Romano Napolitano ci ha messo su un doppio carico: la telefonata all'attore dopo la diretta e poi una successiva lettera di apprezzamento. C'è di più: anche se la Rai non possiede ancora i diritti d'autore del video, si sta mettendo in moto la macchina per la diffusione nelle scuole della sortita benignesca. Gelmini è d'accordo. Problema: e la prima parte, con le prigioni di "Silvio", Ruby, e la tirata d'orecchie a Bossi? Ci vorrebbe una bicamerale per confezionare un editing senza far stranire nessuno. Come sia, il toscano ha devoluto in beneficenza il compenso, zittendo i rari Borghezio vocianti. Il sospetto. Rai all'oscuro dell'intemerata delle Iene su "La città futura"? Qualcuno di sicuro sapeva: Morandi. Intercettato all'Ariston Giberna ammette. E almeno a livello della "squadra unita" cade la foglia di fico dell'io non c'ero e se c'ero dormivo. Poi rivela Kessisoglu: «Avevamo molte idee, anche recitare le lettere di Garibaldi. Poi di Gramsci abbiamo parlato con uno degli autori, che è di Comunione e Liberazione. E a me non viene in mente qualcosa di più liberale di quel discorso sulla responsabilità civile di tutti». Mazza aveva tentato il contrattacco: «Io avrei preferito la citazione di Piero Gobetti e della sua rivoluzione liberale». La squadra. «Dopo tre giorni siamo ancora uniti. Siamo più longevi di Futuro e Libertà», ridacchiano le Iene. Perchè poi tutti poggiano su un "capitano" intronato per contratto. L'autore best-sellerista Moccia, figlio di cotanto Pipolo, da noi beccato nei corridoi ammette: «È vero, quella del Gianni un po' tardo, circondato dai furboni, è una parte in commedia». Poi però mettete la Bellucci davanti al Giberna, ed eccolo che si ricorda improvvisamente della bellezza della vita. A metà di una soporifera intervista con la diva (che dice: «Vorrei vivere a lungo», come dopo un'illuminazione), Morandi quasi le zompa addosso: «Le farei di tutto». Poi la congeda dicendole: «Peccato che non ci vedremo mai più». Parte in commedia? No, perchè poi sottolinea di Monica che «si mantiene bene», come se fosse coetanea di De Niro, al quale aveva fatto la stessa osservazione, sperando di non vederlo incarognire quando dice «come si dice in inglese "Taxi driver"?». La situazione precipita quando la Canalis fa l'intervistatrice in lingua con il divo, che pare immalinconito. Per stasera sembra sfumato l'arrivo di Stallone. Meglio per tutti. Canzoni. Ely e Belen non ce la possono fare: quando presentano la Ferreri la Canalis crolla sbagliando l'accento sul nome di Sàrcina, il vocalist delle Vibrazioni che canta con Giusy (esecuzione più rock, voto 6.5). Marcorè-Barbarossa-Rosario sfiorano il cattivo gusto scherzando su anziani e badanti (voto 5), godibile lo sketch di Lillo & Greg che citano il Rat Pack sinatriano per Pezzali (6), decisamente vincente l'inserimento del soul di Nina Zilli per La Crus (7.5) mentre Loredana Errore non salva la Tatangelo (5.5) e Tricarico alla quarta esecuzione stucca malgrado il coro di bambini (5.5). Delude la rilettura rockissima del pezzo melodico di Vecchioni da parte della leggendaria Pfm (6), più discreta l'apparizione di Carmen Consoli insieme agli altri catanesi Madonia e Battiato (voto comunque 8), ma l'alieno che vive «una vita ai margini della vita vera» è un'immagine perfetta per i tempi. L'Aura sembra speculare ma più robusta di Nathalie (6.5), Irene Fornaciari fa la corista di Van De Sfroos (7), Placido annoia con Al Bano (5), Renga si inserisce bene come terzo incomodo fra Emma e i Modà (6.5). Eliminati Tricarico e Pezzali. Tra i giovani trionfa Raphael Gualazzi, meritatamente. Stasera vedremo, dopo tutta questa melassa musicale, e lo scazzo monumentale di Robbie Williams con Morandi in margine all'apparizione dei Take That.