Due botti al Festival
«A Sanremo splende il sole anche se scende la pioggia». Morandi cede all'afflato lirico dell'autocitazionismo: Quel 45, 20 di "media ponderata", pari a 14 milioni e rotti di telespettatori, è stato il medicamento che ha spianato le rughe dell'angoscia sulla faccia del Giberna. Nessun segno del temuto tracollo, con lo share siamo in quota Clerici-Bonolis. Anzi,la Rai può suonare le trombe del giubilo: è il miglior risultato dal 2005. Come sia potuto accadere, pensano i perfidi, è un mistero gaudioso. Perché stavolta c'era una controprogrammazione tosta, e un clima politico ribollente come lo Stige. E Giberna non è parso essere un conduttore dalla fulminante scioltezza. Ieri ha straparlato del «150mo anniversario dell'uscita della Repubblica». Ma a tenerlo in piedi ci hanno pensato, in qualche modo, Luca e Paolo. Tra satira e realtà. Le due Iene ci hanno riprovato, con esiti alterni. Era un obbligo la par condicio: così se la sono presa con il "superpelatone" Saviano e le sue pause interminabili nei discorsi; con il Santoro piagnone («da 15 anni dice che è l'ultima volta che va in onda»), hanno dato un'altra passata a Fini (applausi scroscianti dalla platea), hanno buttato in burla semi-porno «l'appoggio esterno» di Montezemolo, finché non sono scappati via alludendo addirittura al Papa. Come però hanno già fatto più volte su Italia Uno. Sortita deboluccia, tutto sommato, ma Luca e Paolo hanno già vinto il Festival. Nessuna delle canzoni in gara può avere la forza dirompente di "Ti sputtanerò". Che nella sua insolenza («Sapevamo chi ci eravamo messi in casa», ha commentato sornione il direttore di Raiuno Mazza) ha colpito sotto il mento i due rivali del centrodestra. Un uppercut sonoro che però, eccezion fatta per il consigliere di amministrazione Verro, non sembra aver provocato sconquassi. A pranzo, Mazza si era limitato ad augurarsi, («da telespettatore»), di veder «graffiate anche le guance» dell'altra parte politica. E Luca e Paolo lo hanno accontentato: anche se la derisione il centrosinistra paga meno delle risse sessual-immobiliari fra il Cav e Gianfry. Sospetti e certezze. Da Viale Mazzini all'Ariston i plenipotenziari del Festival continuavano a giurare che nessuno aveva saputo in anticipo dell'intemerata dei due discoli. Morandi si era spinto oltre ogni galassia dell'immaginazione, pur di chiamarsi fuori: «Alle prove mi era parso di capire che la presa in giro fosse indirizzata verso due omosessuali, non due leader». Ormai è chiaro: il "personaggio" Morandi deve sembrare appena sbarcato da un altro pianeta. Un marziano a Sanremo, ingenuo o rintronato fate voi, comunque agli antipodi del cinico Bonolis e della burrosa dominatrice Antonellona. Il candido Gianni non sapeva. Né le due Mazze erano al corrente, a loro dire, del golpe satirico di Luca e Paolo. E le gigantografie alle loro spalle? Spiegazione delle Iene: «Avevamo chiesto all'ufficio stampa Rai di prepararci le foto di una ventina di personaggi di ogni settore. Poi ci siamo messi d'accordo con il regista, che è genovese come noi». Sarà. Ma il "gobbo" con il testo di "Ti sputtanerò", piazzato in bella vista su uno schermone sopra la platea non l'aveva visto nessuno dei responsabili? Come sia, la paludatissima, felpata, generalista Raiuno si è vista sdoganata di colpo nelle paludi della satira più feroce. E non è che tutti se ne siano rammaricati, tra Roma e la Riviera. Qualcuno potrà ben sottolineare la "libertà d'espressione" nel canale cardine della tv pubblica, quella che dicono ipercontrollata dal Cav, quella dei Masi, dei Minzolini, dei Vespa. Censura? Ma dove. Benigni d'Italia. Stasera all'Ariston arriva quello che secondo Morandi (un lapsus strepitoso davanti ai giornalisti) è «un premio Nobel», mica un Oscar. La cui apparizione, sottolinea infervorato il Giberna, «meriterebbe il quadruplo del compenso pattuito con la Rai». Cioè non 250mila euro, ma un milione. Che è la stessa cifra-scandalo di quando Robertone venne tre anni fa. A proposito: i compensi per i conduttori quest'anno sono 600 mila lordi per Morandi, 150 mila per le due ragazze. Troppo? Poco? Di certo troppo quello che sarebbe stato concesso a Andy Garcia per la sua «Cuba Libre» sul palco: una cifra forse oltre i 50mila euro. Quanto a Benigni, nella serata dell'Unità d'Italia spiegherà l'Inno di Mameli. Ma qualche bene informato sostiene che, volando più in alto delle Frecce Tricolori, e davanti a La Russa e Meloni, mollerà bastonate terrificanti sull'attualità. Belle Ciao. Niente inno partigiano stasera. Ma sabato ci penseranno i reduci di Rifondazione, che sbarcheranno sugli scogli sanremesi per intonare il loro hit preferito. Prima voce: il segretario Paolo Ferrero. A ridosso della finalissima, ecco ancora donne in piazza «per dare un'immagine diversa da quella del mondo dello spettacolo». Ariston sotto assedio: si porteranno via Emma la pasionaria, sopratutto se dovesse vincere? Quasi a casa. Eliminati provvisoriamente Al Bano e Patty Pravo. Allarme al gerontocomio.