di ANTONIO ANGELI Ti ruba l'attenzione il titolo dell'ultimo saggio di Alessandro Barbano: «Dove andremo a finire».
Daun'altra parte è un titolo pieno di speranza perché privo di quel punto interrogativo che mette tutto in forse. Il futuro, sembra volerci dire il professore di Retorica nonché vicedirettore del Messaggero, ce lo portiamo in tasca. Barbano ha «messo in croce» con una raffica di domande otto dei grandi intellettuali del nostro tempo per capire il passato, analizzare il presente e prevedere, per quello che è possibile, il futuro. L'autore non si è scelto degli intellettuali da talk show, ma gente che sta in prima linea. Sono: Giuliano Amato, politico, giurista e professore universitario; il medico e psicoanalista Simona Argentieri; il fisico di fama mondiale Nicola Cabibbo, scomparso pochi mesi dopo l'intervista; Giuseppe De Rita, padre fondatore del Censis; lo scrittore e semiologo Umberto Eco; il diplomatico e commentatore politico Sergio Romano; il cardinale e filosofo Angelo Scola; il famoso oncologo Umberto Veronesi. Le domande vertono tutte attorno ad alcuni fondamentali quesiti: cosa è accaduto al mondo dopo la caduta del Muro di Berlino? L'uomo del futuro è condannato ad essere solo? Cosa accadrà alla Chiesa e, soprattutto, esisterà ancora una Chiesa? E ancora: sarà possibile essere felici? Dove ci porteranno le continue migrazioni? Il consumismo ucciderà la cultura? A ognuna di queste domande ciascuno degli esperti ha risposto a modo suo. Dal saggio emerge importantissima la figura di Giovanni Paolo II, un vero «pastore» del '900. E si capisce che grandissima è l'importanza, oltre che della politica e dell'economia, della religione. Ognuno degli intervistati si sofferma su diversi problemi. Tutti lasciano intendere che il futuro è ancora da scrivere. La «bandiera» di questo originale saggio, fatto di interviste tra fisica e politica, medicina e statistica, è il capitolo riservato a Giuliano Amato, che apre il volume. «Mentre ci crogioliamo nel pessimismo, altrove si guarda a un futuro di occasioni che si allargano», afferma l'ex presidente del Consiglio che, immaginando il mondo prossimo venturo, più o meno nel 2020, ci dice, non senza un pizzico dell'immancabile ironia, che ci sono due racconti possibili e due (più o meno) futuri possibili. Per descrivere il primo Amato immagina il giardino di una bella istituzione universitaria da qualche parte in Occidente. Un professore con aria rilassata tiene lezione sotto un albero in fiore, attorno a lui studenti attenti, vestiti in modo informale. Il professore spiega che, ad un certo punto del nostro presente, i governi del mondo dopo la crisi finanziaria capirono che il denaro non può generare altro denaro. Insomma la crisi rende chiaro a tutti che la ricchezza ed il benessere partono solo dall'economia reale. Non solo, per permetterle di svilupparsi e dare i suoi frutti non serve un gran che. Bastano poche, azzeccate regolette. Lo scenario numero due è sempre nella stessa università, ma gli alberi sono spelacchiati, gli edifici sono semidistrutti e gli studenti sono malmessi. Perché dopo la crisi sono state imposte tante regole e invasive. Pochi sono diventati ricchissimi, ma il pianeta è in sfacelo. Il messaggio è chiaro: come andrà dipende solo da noi.