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Il Presidente Sadat fu assassinato il 6 ottobre del 1981.

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Mahfuz,nel 1988 primo autore arabo Nobel per la letteratura, segue passo passo una famiglia della classe media cairota durante i primi anni Ottanta. Epoca di transizione per l'Egitto, come quella che si vive in questi giorni. La scomparsa di Sadat segnò per Il Cairo un periodo di crisi profonda. La gente fu spinta verso l'"abisso dell'Infitah", l'apertura al libero mercato. In questa folle corsa tutto era sovrastato da un senso di "fine", una sensazione di panico, mentre persone innocenti assistevano impotenti alla rapida disintegrazione del proprio mondo. Un intero stile di vita con le sue tradizioni antichissime si stava sgretolando. E si apriva la strada a un nuovo materialismo spietato: un "regno dei corrotti" in cui solo i più forti possono sopravvivere. Un groviglio epocale che non poteva non colpire Mahfuz, nato nel 1911 nel popolare quartiere al-Gamaliya del Cairo, città che non lasciò mai nonostante nel 1994 i fontamentalisti islamici avessero tentato di ucciderlo. La cultura egiziana e il rapporto affettivo con la vita popolare dei quartieri del Cairo ha ispirato i suoi romanzi, da «Vicolo del mortaio» a «Karnak Cafè». Lo stesso clima nostalgico e disilluso è nelle pagine di «Il giorno in cui uccisero il Presidente» nella nuova traduzione dall'inglese di Letizia Giuliani che anticipiamo in questa pagina. Li. Lom.

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