Il futuro dei cantanti parte in tv
Toccaai giovani. Quando si parla di nuovi talenti il pensiero corre a Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Carmen Consoli, Andrea Bocelli, Negramaro, solo per rimanere agli ultimi trent'anni, ma come dimenticare Caterina Caselli, Gigliola Cinquetti e tutti gli altri che a quel palcoscenico devono molto. Difficile fare previsioni e capire chi degli otto giovani in gara avrà reali possibilità. Intanto prendiamo atto che le regole non valgono per tutti. Raphael Gualazzi, pianista umbro di espressione jazzistica, parte da favorito. Merito del suo talento ma anche dell'enorme esposizione televisiva di cui beneficia da mesi, prendendo parte come ospite ad importanti programmi quali "Che tempo che fa" e "Quelli che il calcio". Perchè tutti gli altri non hanno beneficiato di tale promozione? Esiste un regolamento che consenta di collocarli sullo stesso piano? Si dice un gran bene anche di Serena Abrami, forse perchè Niccolò Fabi e Ivano Fossati hanno scritto due canzoni per lei. La provenienza è quella classica "X Factor", molto lontana da quella di Anansi, un trentino di origini siciliane che si è trovato a fare esperienze di busker in Irlanda. Caso raro, visto che il lato debole degli otto cantanti in gara è proprio l'aspetto live, l'esibizione a contatto con il pubblico, il duro lavoro del palcoscenico. Anche le selezioni, incomprensibilmente, hanno evitato tutto ciò. Sia Area Sanremo che le selezioni Rai sono avvenute in studio, all'interno di trasmissioni, inculcando nella testa dei giovani artisti che semmai il loro futuro sarà in tv prima ancora che sul palco. Un comportamento a dir poco irresponsabile. Fortunatamente non è così per tutti. C'è anche chi coltiva ambizioni diverse. È il caso di Francesco Spaggiari, un cantautore romano-romagnolo in questi giorni a Sanremo. Invece di presentarsi al cospetto di "giudici" non motivati o incompetenti, ha preferito allestire un "Ri-Edicola Tour", portanto il suo repertorio e i brani del suo cd "Hotel Balima" (storia di un cantante girovago, nella migliore tradizione on the road) davanti alle edicole. Un luogo pericoloso, vista la crisi della carta stampata, ma che se non altro prova a riconciliare l'aspetto stradaiolo della musica (metrò, be-in, ecc.) con l'aspetto realmente popular. In mezzo a tanto conformismo è già qualcosa.