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Il nuovo Rinascimento

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diKATIA PERRINI Ci sono realtà nel nostro Paese che hanno capito la lezione. E hanno ripreso a navigare nella tempesta economica più forti di prima. Hanno capito che, per andare avanti, avevano una sola via d'uscita. Rendersi uniche. Così l'eccellenza, parola troppo spesso abusata, si riempie ora di contenuto. C'è già chi parla di nuovo Rinascimento teorizzandolo in un bel volume intitolato «Il talento dell'impresa - L'impronta rinascimentale in dieci aziende italiane» a cura di Giovanni Lanzone e Francesco Morace con le fotografie di Martino Lombezzi (Nomos Edizioni). Le aziende prese in esame hanno molto in comune: la passione per il fare, il rispetto per l'armonia e il senso del bello, l'attenzione al territorio in cui operano, una leadership illuminata che non perde di vista anche gli aspetti culturali del creare e del produrre, il ricorso all'uso dei talenti più diversi nella realizzazione del prodotto. Tutti valori che nacquero per l'appunto nel Rinascimento per poi essere ripresi e coltivati nella grande stagione del design italiano del secondo dopoguerra. Raccontando in prima persona le storie di questi imprenditori, il libro analizza il corpo e l'anima delle aziende e fa emergere quanto il sapiente utilizzo dell'innovazione tecnologica vada di pari passo con il ricorso costante al saper fare e alla cura produttiva di un made in Italy eccellente e sostenibile. Sino a una insospettabile capacità competitiva a livello internazionale. Eccola la ricetta anticrisi, allora: cura nei dettagli, manualità unica, grande senso estetico. Proprio come nelle botteghe rinascimentali. Parla Giovanni Bonotto. Racconta di suo nonno paterno che era il fornitore ufficiale della paglietta di Hemingway e del papà della mamma a cui si deve l'esecuzione dell'Altare della Patria. Poi vennero Valentino per cui l'azienda di famiglia produceva le lane, Armani e Versace. Il tracollo, la chiusura e poi l'intuizione, il nylon, e i nuovi grandi successi. È tutta in una frase, invece, la filosofia di Angelo Mazzieri del marchio Coccinelle: «Io non vivo solo per diventare un gigante. Mi piace vedere che le persone che lavorano con me sono contente e sapere che su di loro posso contare, dal punto di vista professionale e umano». Gianluca Bonetti del gruppo Deborah va oltre e suggerisce: «Vive, Valeque» (Goditi la vita), dove il motto latino acquista un particolare senso: «Goditi la vita, ma con salute, perché senza non ti puoi godere niente». Parte tutta da un corno di bue, la storia dei fratelli Guzzini. Il bisnonno Enrico nel suo laboratorio artigianale ci faceva oggettini. Ma l'azienda, famosa oggi in tutto il mondo, è stata la prima a utilizzare il plexiglass in ambito domestico. E sempre nei locali lì, sotto casa, nasce l'avventura dei rubinetti Frattini, mentre è carico di sentimenti il percorso familiare di Francesco Della Rovere (marchio Sinv), che ha respirato da bambino i «profumi» delle rocche di filato e i rotoli di stoffa. Era bimbo Dionisio Archiutti quando il papà passava tutto il suo tempo in fabbrica (Veneta Cucine). E mentre a Roma Shenker ha cambiato il modo di insegnare l'inglese, Webscience e Yoox Group (il più grande mercato on line di moda) sono forse il punto di arrivo del viaggio nel nuovo Rinascimento. Qui alto artigianato vuol dire anche soluzione dei problemi e individuazione di nuove tecniche per risolverli. È la maestria tecnologica. Ed è tutto qui il futuro delle nostre aziende.

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