iPhone, ti confesso che ho peccato
Ho un amico ateo, libertino e reazionario. Le tre cose possono benissimo andar d'accordo. In quanto ateo e libertino, ovviamente, egli non si confessa più da quando aveva sedici anni (ora ha passato la settantina). In quanto reazionario, ha un profondo rispetto per la tradizione cattolica (almeno per quella anteriore al Vaticano II) e detesta la psicanalisi. Il che gli consente di dichiarare che un confessore è di gran lunga preferibile, in quanto interlocutore, a uno psicanalista. Per tre motivi. Primo: è vero che il confessore pretende di assolverti nel nome di Dio, ma si tratta comunque di una pretesa sempre meno esagerata e spiacevole di chi ritiene di guarirti impicciandosi dei tuoi sogni nel nome del principio che tu sei un tipo che avrebbe volentieri ammazzato il padre per andar a letto con la madre. Secondo: col confessore si può discutere, mentre lo psicanalista si limita a tener d'occhio l'orologio e a tagliarti la parola sul più bello per annunziarti che devi levarti dai piedi e tornare la settimana dopo. Terzo: al confessione, almeno, è gratis. Ovviamente, da cattolico che si confessa piuttosto spesso, non sono proprio d'accordo col mio amico. Mi preoccupano tuttavia le notizie relative alla flessione che la frequenza dell'accesso ai sacramenti ha subìto negli ultimi anni presso i cattolici. Al di là di considerazioni metafisiche o religiose che non è il caso di avanzare in questa sede, mi è sempre sembrato molto bella e molto saggia l'usanza di aprirsi periodicamente parlando con sincerità a una persona che magari ti conosce bene e che comunque può mettere a tua disposizione la sua larga esperienza nelle cose umane e non ha alcuna ragione né di abusare dei segreti che gli confidi, né di ingannarti. E' infine un salutare esercizio di umiltà questo affidarsi nelle mani di una persona umile quanto te, che può aiutarti a portare pesi di coscienza sotto i quali potresti soccombere. Tutto ciò rende insostituibile la confessione individuale, segreta e, come si usa dire, "auricolare": preceduta da un attento esame di coscienza e seguita dalla formulazione di buoni propositi e dall'esecuzione di qualche penitenza. In un mondo che ha dimenticato l'umiltà e disimparato al solidarietà, la confessione ha il potere di restituirci integralmente alla condizione umana. Ma come si fa l'esame di coscienza? Dal medioevo fino a qualche anno fa, per rispondere a questa domanda circolavano perfino dei formulari, delle guide scritte e stampate; inoltre l'istruzione catechetica era comune sia nelle scuole, sia nelle parrocchie: e tutti i ragazzini, in un modo o nell'altro, vi accedevano. Tutti, anche gli analfabeti, sapevano a memoria il numero e il nome delle Virtù teologali e cardinali, dei Vizi capitali, dei Doni dello Spirito Santo, delle Opere di misericordia e via dicendo. Oggi si parla tanto d'identità: ebbene, quella era sul serio una cultura identitaria solida e condivisa. Quando la società civile italiana cominciò a liberarsene, il che avvenne soprattutto a partire dai ceti medi (la "borghesia") e a partire dagli Anni Sessanta-Settanta, quando si cominciò a ritenere poco "libero", poco "colto" e poco chic mandare i ragazzi in parrocchia e all'oratorio, sembrò un progresso: era un regresso. Io, ragazzino di sedici anni al liceo, ero in grado di comprendere subito e perfettamente la struttura delle tre cantiche della Divina Commedia dantesca in quanto, appunto, sapevo a memoria la sequenza delle Virtù e dei Vizi. Oggi, un liceale suda sette camicie per rendersi conto di come sono organizzati quei cento canti. È dunque poco sorprendente, in fondo, se i mass media vengono incontro a tali carenze. Anzi, è confortante: significa che questa perdita di cultura non si è ancora accompagnata all'insorgere di un'insensibilità e di un disorientamento totali. Dagli Stati Uniti ci viene in aiuto un "manuale della perfetta confessione" in iPad e in iPhone. Come organizzi quel tanto di seduta autopsicanalitica che ti permetta di capire se e fino a che punto riesci a controllare il tuo Ego, ora che magari da anni non frequenti più la tua parrocchia e - cosa più grave - sei del tutto disabituato a riflettere sulle tue azioni? In America, puoi ricorrere a una Application che, sotto il nome di Confession, per meno di due dollari ti consiglia come organizzare la tua memoria, far l'esame dei tuoi peccati e affrontare correttamente al prova del sacramento. Ebbene: non è poi un'idea così scandalosa o così ridicola. In tempi di distruzione del tessuto culturale e comunitario che collegava gli stessi cattolici alla Chiesa, il "palmare" può venirti incontro. E' quanto autorevolmente dichiara lo stesso monsignor Gianfranco Girotti, rettore della Penitenzieria vaticana, il quale ricorda tuttavia che si tratta di un mezzo per prepararsi alla confessione, che in alcun modo può sostituire il confronto col sacerdote, la confessione segreta, diretta e auricolare. Che la tecnologia venga in aiuto a una pratica che molti considerano desueta, quale la frequenza ai sacramenti, è senza dubbio una buona notizia e al tempo stesso un segno dei tempi. In fondo, la tecnologia non è né buona né cattiva: è l'uso che ne facciamo a renderla l'una o l'altra cosa. Se è naturale che un "palmare" serva a rintracciare l'indirizzo di una escort, non è una bella cosa che possa anche aiutarci a salvare l'anima?