Burlesque a tempo di jaive
diDARIO SALVATORI È tempo di burlesque. L'arrivo del film di Steven Antin "Burlesque" con Cher e Christina Aguilera e la presenza di Dita Von Teese, per la seconda volta sul palco di Sanremo, movimenteranno non poco la prossima settimana. A ciò si aggiungano altre due pellicole, "The housemaid" di Im Sang-soo, "Tournèe" di Mathieu Amalric, l'illustratissimo libro di Lorenza Fruci "Burlesque - Quando lo spettacolo diventa seduzione"(Castelvecchi Editore), una buona dozzina di talk-show che ultimamente hanno dibattuto l'argomento, per capire che il genere tira e soprattutto ha un suo pubblico. Un fenomeno socio-culturale che ricerca espressamente la contaminazione con altre arti ma che in più sdogana un'infelice eredità del passato, lo strip-tease classico, lo spogliarello, di cui è lontanissimo parente. Il vintage, il ballo, lo swing e soprattutto l'ironia lo rendono attuale, con una percezione ampia, di notevole gradimento femminile, al contrario dello spogliarello, che evocava squallidi teatrini di serie b per soli uomini. È proprio il caso di parlare di boom, a giudicare dai centinaia di corsi e stage che si svolgono un po' ovunque, frequentati da donne di tutte le età che a volte prendono il tutto con grande impegno. «L'idea che me ne sono fatta è che le donne ne avevano bisogno - dice Lorenza Fruci - insieme agli uomini. Per poter approcciare a un nuovo modo di vivere la sessualità: libera, disinvolta, ironica, giocosa. Perché la pornografia (anche televisiva) aveva stancato e le donne non ne potevano più, da una parte, di essere paragonate ai modelli del mondo dell'hard e, dall'altra, a quelli delle veline». Un'analisi corretta, se non fosse che proprio la tv, come sempre onnivora e ritardante nei confronti dei nuovi fenomeni, se ne è già impossessata. Non senza fare danni. Presente in gran parte del festival di swing, modernariato e cultura vintage, il burlesque, con tutte le sue strepitose e pagatissime dive (oltre alla Von Teese da ricordare Eve La Plume, Dirty Martini, Kitten De Ville e tante altre, compresa la sessantaquattrenne Satan's Angel)) ha nella musica il suo valore aggiunto. Ogni evento è caratterizzato da una propria scenografia, mentre la coreografia e le musiche si ispirano prevalentemente all'epoca del grande jazz di Chicago, ma anche al jive degli italo-americani e qualche volta a mostri sacri del calibro di Grace Jones, riconosciuta come un'anticipatrice del genere. Si preferisce non perdere di vista l'ironia anche nelle scelte musicali, sempre a cavallo fra anni Trenta e Cinquanta, ma quando si vuole drammatizzare il set si ricorre ai sottofondi di Marlene Dietrich (quelli meno noti) o addirittura Nina Hagen o Edith Piaf. In Inghilterra il burlesque è già arte contemporanea. La Royal Academy ha aperto le sue porte ad un gruppo di scultori che privilegiano il genere, considerandolo "il legame della Gran Bretagna con il suo impero". Diverte e coinvolge, ma il merito principale del burlesque è per ora quello di aver spostato la barra dell'intrattenimento notturno verso un pubblico adulto o "diversamente giovane", come è ormai corretto definirlo, che ha molti più soldi da spendere rispetto ai giovanissimi.