Scandalosa Schneider

Minuta, fragile, emotiva e trasgressiva. Ma soprattutto con la passione per la recitazione nel sangue. Ombrosa e ribelle lo era, eppure Maria Schneider se n'è andata via in silenzio, l'altro ieri a Parigi, dopo la sua lotta contro il cancro. Simbolo della generazione degli anni '70 la diva 58enne era figlia illegittima (poi riconosciuta) e frutto dell'amore tra l'attore Daniel Gelin e la modella Marie Christine Schneider. A soli 18 anni si affacciò sul set per inseguire i lavori del padre, conquistando qualche piccolo ruolo, come «Madly» con Alain Delon o «La tardona» con Noiret. I suoi lineamenti decisi, selvaggi e vitali incantarono Bernardo Bertolucci che la volle nel cast di «Ultimo Tango» (1972). «Lessi la sceneggiatura - raccontava la Schneider - e non ci trovai nulla di scandaloso o impossibile. Ma avevo 20 anni e non capivo un bel nulla! Brando e Bertolucci mi manipolarono, usandomi senza alcun riguardo. Ci ho messo molti anni per perdonare. Allora ero proprio infuriata». E certo, l'attrice sarà ricordata per quella scena della doppia sodomia (fisica e psicologica) compiuta da un irresistibile Marlon Brando con il suo memorabile cappotto di cammello verso la giovane Jeanne (Schneider) conosciuta casualmente. I guai arrivarono con la prima proiezione pubblica, con lo scandalo della celebre «scena del burro», tra censure e polemiche. Maria si ritirò in uno sdegnato silenzio, incolpò il suo regista di aver carpito la sua ingenuità e pensò di lasciare il mestiere d'attrice. A complicare le cose i suoi scompensi psicologici e la progressiva dipendenza da stupefacenti. L'anno dopo Enrico Maria Salerno la chiamò in Italia per «Cari genitori» (1973) ed ebbe una seconda grande occasione grazie a Michelangelo Antonioni che le affidò il ruolo principale, a fianco di Jack Nicholson, in «Professione Reporter» (1974). Ma nulla offuscò il ricordo di «Ultimo tango a Parigi» e tutti i produttori la volevano per parti ai confini dell'erotico. Venne sostituita dopo un solo giorno sul set di «L'oscuro oggetto del desiderio» (Bunuel, 1977), rifiutò l'attenzione di Tinto Brass (se ne andò da «Caligola» dicendo «sono un'attrice, non una prostituta») e poi accettò l'offerta di Franco Zeffirelli per interpretare l'istitutrice di «Jane Eyre» (1996). «La sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla teneramente, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa». Con queste parole Bernardo Bertolucci ha dato l'addio alla sua scandalosa musa.