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Andreotti «divo» del '900

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Èsuccesso l'altra sera con «The Millionaire» (16,9% di share) su Raiuno e con «Il Divo» di Sorrentino con Servillo, che è andato in onda in prima serata su La7 e ha raggiunto picchi del 9,42% di share, un ottimo risultato per la rete Telecom. Ma veniamo al dunque. La curiosità è che, dopo quest'ultimo film, è andato in onda un dibattito-speciale condotto da Mentana, direttore del Tg di La7. Nella pellicola, la figura di Andreotti viene indagata a fondo. Ma non si parla del primo Andreotti bensì dell'apice del successo dell'ex Presidente del Consiglio (per ben 7 volte) fino al suo declino: la mancata elezione a Presidente della Repubblica, che pure sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una più che vivace carriera politica. Quindi si arriva al «declino», (forse sarebbe meglio dire cattiva pubblicità), se si pensa alla sfilza di processi che, da Pecorelli in su, subì. Ma il fil rouge attraversa il film è, naturalmente, la detenzione e il mantenimento del potere. Nella pellicola «Il divo» Giulio afferma: «Sono trasversale». Mentana parte da qui e gira la domanda a Mieli, ospite della trasmissione. Mentana: «Andreottismo è un qualcosa che esiste ancora oggi?». Mieli: «È un qualcosa che appartiene alla Prima Repubblica (...) Sopravvissuto alla Seconda Repubblica». E continua: «Ora la scelta tra destra e sinistra potrebbe sembrare una sfida tra Prodi e Berlusconi. Ma credo che fosse più potente Andreotti. Sono più vulnerabili gli uomini della Seconda Repubblica di quanto non furono quelli del passato». Poi si è passato a indagare il rapporto tra magistratura e potere, tema più che mai attuale. E il versante economico: nel film richiamato a più riprese, dal Caso Calvi in poi. In studio, oltre agli interventi di Mieli anche quelli, tra gli altri, di Umberto Ambrosoli, Gad Lerner, Marco Ferrante, Nicola Porro. Un «film-Evento», l'hanno definito dalle fila di La7. Speriamo che non resti un caso isolato.

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