Yattaman sfida il mondo

Già campione d'incassi in Giappone il fantasy d'azione «Yattaman» di Takashi Miike sarà presto nelle sale italiane (a febbraio) e non solo per la gioia degli appassionati di «anime» giapponesi (i cartoni animati nipponici) o dei fantastici fumetti «manga». Ancora una volta, Ganchan e la sua ragazza Janet costruiscono straordinari robot e quando il mondo è in pericolo si trasformano nei supereroi Yattaman. L'occasione per una nuova impresa si presenta quando la giovane Shoko chiede il loro aiuto per ritrovare il padre, scomparso mentre era sulle tracce della potente pietra Dokrostone. Ma qualcun altro è alla ricerca dello stesso leggendario oggetto. Gli acerrimi nemici degli Yattaman, la Banda Drombo con la bellissima e perfida Miss Dronio e i suoi tirapiedi Boyakki e Tonzula, non vogliono perdere la sfida. Ed ecco che, con l'aiuto del misterioso Dottor Drokobei, i Drombo ingaggiano con gli Yattaman una dura battaglia per il possesso della Dokrostone e per il destino del mondo. La storia riprende quella della prima serie, nel film però la pietra non è il corpo originale di Dokrobei, ma un potentissimo amuleto in grado di alterare lo spazio-tempo, di conseguenza anche il personaggio di Dokrobei cambia radicalmente: è più malvagio e, anche se non viene fatto riferimento ad una sua origine aliena, appare come un'entità in grado di possedere i corpi altrui. Portare al cinema un cult del mondo dei fumetti e dei cartoon anni '80 è sempre impresa ardua, soprattutto se la tradizione è nipponica. Se, infatti, nel caso dei fumetti americani, la trasposizione cinematografica ha quasi sempre coinciso con un grande successo al botteghino, per «anime» e «manga» non sempre è andata bene. Ma il visionario e geniale regista giapponese Takashi Miike (soprannominato il Tarantino d'Oriente) non teme la sfida, forse perché Yattaman, che ha amato fin da piccolo, ce l'ha nel cuore. È proprio lui a ricordare che (mentre la parola manga significa immagini casuali) «yatta» vuol dire «ce l'ho fatta», un'esclamazione tipica di chi riesce in qualcosa che sembrava impossibile. E gli eccessi nel suo film non mancano davvero, anche se sono spesso funzionali alla trama, tanto da far apparire il regista più misurato del solito. Ma la pellicola entusiasma davvero, anche per chi della serie non sa nulla o quasi. Miike riesce a esaltare la sensualità prorompente di Fukada Kyoko (Kamikaze Girls), pur rispettandola come oggetto seduttivo anche per i piccoli di ogni età. Dominano gli elementi fantasy-naif con lo spirito iconoclasta e dissacrante, tanto che «Yattaman» riesce a conquistare persino gli amanti delle emozioni forti. La storia appassiona come capita spesso con tutte le vicende legate alla mitologia e alla irrinunciabile lotta fra bene e male, fra i due valorosi Yattaman e il fenomenale trio Drombo, ammantati da robot e gag comiche. L'umorismo (certo) è prettamente giapponese, come quella morbosa attenzione verso la bella protagonista del trio Drombo, ma proprio questo (evidentemente) ha fatto la fortuna delle «anime» nipponiche in tutto il mondo.