Un mondo perfetto che non emoziona
Valerio(Roberto Farnesi), Barbara (Gioia Spaziani) e Lorenzo (Brando Pacitto) avevano ritrovato in famiglia armonia e amore. Ma l'ansia di svelare il mistero nel finale ha rovinato tutto: chi tentò di uccidere Valerio e perché l'acqua del lago si stava trasformando in veleno? Così, tra Pali campagnoli e ritmi contadini, Valerio scopre che dei camion scaricavano rifiuti nel lago da una strada nascosta. I sospetti (sin troppo pevedibilmente) si sono concentrati su Volturni (Lorenzo Flaherty alias l'imprenditore senza scrupoli) e su Luciano (Fabio Testi nel ruolo del padre di Barbara). Valerio ha scoperto che Luciano, da ragazzino, aveva sottratto i famosi gioielli della regina ai nazisti, con suo padre. Quei diamanti hanno provocato le ire dei nazisti e la conseguente strage del paese è manipolata dal Volturni. La resa dei conti si è consumata tra lo sversamento di rifiuti nel lago, la misteriosa (o assurda?) storia dei gioielli della regina e l'iniziale tentativo di uccisione di Valerio, il quale ha sventato il piano malvagio che mette in pericolo Poggio S. Angelo e la sua vallata. Dal buon inizio della prima puntata ad una fine noiosa. Dalla sorpresa iniziale (quando Barbara-Spaziani che sta con Luca-Capparoni ritrova suo marito Valerio-Farnesi scomparso durante un incendio) e dall'arrivo poi di Patrizia (Martina Colombari), veterinaria che s'intrufola nella vita di Valerio creando rivalità con Barbara, si scivola in atmosfere incredibilmente romantiche. Al punto da rendere soporiferi i pur bravi attori e troppo ingenui i villici del paese, lontani dalla realtà così attaccati come apparivano ai cicli della natura. Quando il mistero della morte di Valerio si intrecciava con le mire dei truffaldini investitori e la fiction si tingeva di giallo, ci si sarebbe aspettata maggiore suspense. Ma i buoni sentimenti hanno dominato sulle indagini investigative (purtroppo rimaste sullo sfondo), mentre ingenuità registiche, sguardi sdolcinati e un finale eccessivamente preciso, hanno già fatto dimenticare la favola del lago. Nonostante l'apprezzabile rispetto per la natura e gli animali che è emerso dal racconto.