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Un talento da Oscar all'ombra del Cupolone

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diANTONIO ANGELI Se fosse nato in America un Oscar se lo beccava di sicuro: Mario Scaccia, una vita per il teatro, al cinema aveva fatto la parte sua, come si dice a Roma. E chi altro avrebbe potuto sostenere una scena con l'alternarsi della canzonaccia da carrettiere «Me pizzica, me mozzica» e il pio «Kyrie eleison»? Solo lui, frate priore in «Per grazia ricevuta», del '71. Nella carriera di attore cinematografico tante parti da caratterista, mai da protagonista. Proprio nei ruoli piccoli Scaccia sapeva cesellare il personaggio, immergerlo in una, a volte solo accennata, romanità. Quando a un regista serviva un volto «speciale», una voce ferma, una mimica perfetta prendeva il telefono e chiamava lui. Che piacere vederlo, nel '99, in «Ferdinando e Carolina» nei panni, pardon, nella camicia da notte, del vecchio Ferdinando I di Borbone. I registi, quelli importanti, li aveva conosciuti tutti e di film ne aveva fatti più di 60 (chissà dove aveva trovato il tempo, che tutte le sere era a teatro). Sul grande schermo aveva debuttato nel '54 in «Tempi nostri», di Blasetti. In seguito ha interpretato film di Lattuada, Petri, Bolognini. In tv, poi, era di casa. Tantissimi i grandi sceneggiati ai quali aveva preso parte. È stato Plonplon in «Ottocento» (1959), Capitan Sandracca ne «La Pisana» (del '60), Manilov ne «Le anime morte» (1963), Bompard in «Tartarino sulle Alpi» (1968) e il dottore ne «Le avventure di Pinocchio», diretto da Comencini nel '71. Un tuffo anche nel giallo, nel '66, con un episodio di «Le avventure di Laura Storm». Ogni partecipazione sempre all'insegna della fantasia e della professionalità. Un capitolo a parte Scaccia lo merita per le sue interpretazioni alla radio: nel 1957 prese parte a «Le occasioni dell'umorismo» e poi a radiodrammi che, in un'epoca ormai lontana, gli diedero un'enorme popolarità. Tra i più ricordati: «Delirio a due» di Ionesco del 1963 e romanzi sceneggiati come «Dio ne scampi dagli Orsenigo» di Vittorio Imbriani, 1977. Da ricordare l'interpretazione di «Turcaret» di Alain-Renè Lesage, messa in onda nel 1966 per la regia di Sequi. Negli anni Settanta fu protagonista di diverse «Interviste impossibili», come Fedro di Manganelli ('74), i Lumière, Pellegrino Artusi e George Stephenson, firmate da Ceronetti nel '74. È stato in più occasioni anche conduttore di programmi radiofonici come «Vieni avanti, cretino!», nel '79, mentre nel biennio 1989-90 condusse la rubrica «Vi racconto una commedia», nel programma «Le ore della sera». Tra le sue più recenti interpretazioni radiofoniche, «Il pazzo dei balconi», di Mario Vargas Llosa, per la rassegna Il teatro di Radiodue ('96).

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