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Villa Carpegna dai papi all'arte di oggi

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diLIDIA LOMBARDI Sullo sfondo della villa rococò - elegante come una reggia in miniatura - la scultura forte, volitiva di Umberto Mastroianni. Dentro, soffitti affrescati a grottesche, amorini, fiori e insieme dipinti del Novecento, da Severini a Emilio Notte a Ettore Drei. Un prato verde che s'allunga fino a quelle che una volta erano le scuderie e che adesso sono diventate l'archivio - modernissimo ed esaustivo - di libri, opuscoli, foto, cataloghi dei nostri artisti contemporanei. E, dietro, il giardno all'italiana che degrada verso la campagna della via Aurelia. Il boom edilizio l'ha resa molto meno campagna ma ancora occhieggiano squarci d'erba. Villa Carpegna è nata nel Seicento e dal 2003 è sede della Fondazione Quadriennale di Roma. Il restauro le ha ridato vita proprio perché è coinciso con l'assegnazione dell'edificio all'istituto che promuove pittori, scultori, videoartisti, insomma, la creatività odierna italiana. Gino Agnese, il presidente che lo ha guidato dal 2002, ci ha messo tutto l'entusiasmo e la competenza per fare del gioiello voluto dal cardinal Carpegna un posto vivo, frequentato da intellettuali, giovani, cittadini. La biblioteca, sistemata nel casale adibito nell'Ottocnto a scuderia, è completamente informatizzata. Raccoglie 40 mila volumi e un milione di documenti e ospita ogni giorno studenti, ricercatori, critici e studiosi di storia dell'arte italiana del Novecento. E la villa, dietro il cancello di ferro battuto, compare come un sogno agli abitanti del quartiere - tra le vie Gregorio VII, Baldo degli Ubaldi e Aurelia - che passeggiano nei viali del parco pubblico tutto intorno. Da ottobre poi quel cancello si apre non solo in occasione di mostre, presentazioni di libri, convegni. Invece accoglie con visite guidate anche le persone interessate all'edificio in sé e a quello che rappresenta per la storia della Capitale. Dunque, chi ha plasmato le vicende di Villa Carpegna, chi ha vissuto, sognato, pregato, camminato nelle sue stanze? Chi si è affacciato dalle sue finestre, dall'aggraziato balcone sulla facciata, dalle piccole terrazze chiuse da torrini? Prima di tutto il cardinale Gaspare Carpegna, vicario di Roma dal 1671 al 1714, e gran collezionista. Anche per le origini, quelle Marche plamate dai Montefeltro, i signori di Urbino immortalati da Piero della Francesca. Il porporato acquista a fine Seicento un podere nella zona già nobilitata da una parte, la pineta Sacchetti, con il Casino di Pio V; dall'altra con la magnificenza della Villa Pamphjli, firmata da Algardi. Sarà Giovanni Antonio De Rossi a progettare l'edificio: articolato in un corpo centrale, con l'arioso varco, e dai corpi laterali. Dentro, un ciclo di affreschi importanti. Li fa un professore dell'Accademia di San Luca, Francesco Garoli, attivo pure alla Galleria Spada. Ecco i paesaggi del Montefeltro e della Carpegna. Ecco il trompe l'oeil di un loggiato. Villa Carpegna diventa luogo di delizie e fasto. Nell'Ottocento lo ravviva un «saloncino alla pompeiana», con amorini, uccelli, fiori. Ed ecco, dal 1902, un'altra raffinata proprietaria, la baronessa olandese Caterina von Scheyns. Piega il villino a un gusto liberty, lo arricchisce con una collezione di dipinti, ne fa blasonata foresteria di importanti personaggi, spesso legati al Vaticano. Vi ospita Guglielmo Marconi, che aveva sposato la figlia del comandante delle Guardie Pontificie. E anche Angelo Giuseppe Roncalli. Il futuro papa Giovanni XXIII ricorda la Villa come «luogo di meditazione e riposo» dal quale poteva scorgere «la cupola grandiosa» e sentire «il canto delle campane di San Pietro». La suggestione del posto è tornata intatta nel 2003, col completamento del restauro avviato sei anni prima e dopo tre decenni dall'acquisizione, nel 1978, ad opera del Comune di Roma. Felice connubio tra un luogo pubblico e protetto insieme. Difeso, tutelato, valorizzato. Ma capace di accogliere i cittadini.

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