Che cosa unisce Roberto Saviano, Giovanni Allevi, Beppe Grillo, Mauro Corona, Carlo Petrini, Andrea Camilleri? Semplice.
Osannati.Totem. E fanno un sacco di soldi. Anzi, passano la maggior parte del tempo a industriarsi a farne sempre di più. Con buona pace delle loro idee. Rigorosamente «de sinistra». Ora dipinge i nuovi dèi per palati buoni Alessandro Trocino, giornalista, con «Popstar della cultura», il libro appena pubblicato da Fazi. Ecco qualche chicca. SAVIANO «Non si chiama fuori dal circolo vizioso. Senza capire che recarsi al sacrario di Fabio Fazio, entrare nel pantheon televisivo della sinistra, incassare gli elogi di premi Nobel, non aiuta la causa, se non quella del proprio ego. E diventare un "gadget", come gli viene rimproverato, non gli gioverà». ALLEVI «Si paragona ai geni del Rinascimento mentre i suoi detrattori lo paragonano, quando va bene, a Ludovico Einaudi e Michael Nyman, quando va male a Richard Clayderman, Liberace, Stephen Schlaks. Qualcuno supera i confini della musica per associarlo a uno scrittore popolarissimo, che ora scrive le frasi d'amore negli involucri di noti cioccolatini: «Allevi è il Moccia della musica». Gli snob definiscono le sue composizioni “muzak”, ovvero musica da ascensori». PETRINI Dopo il successo arriva la celebrazione. Enorme. I media perdono leggermente il senso della misura. (...) Più volte è stato segnalato per il premio Nobel per la Pace. Nell'attesa, Don Chisciotte-Sancho Panza si consola con la nomina nel morattiano comitato scientifico per l'Expo 2015, incurante di chi teme una qualche contraddizione tra l'impegno ambientalista e la colata di cemento che eventi come questi rischiano inevitabilmente di comportare. Anche in Italia la sinistra veltroniana e vendoliana, che ha accantonato austerity e autoflagellazioni, lo corteggia da tempo. Nel 2007 Petrini accetta la proposta di Piero Fassino di far parte dei fondatori del comitato regionale del Partito Democratico. L'anno prima Livia Turco, cuneese di Morozzo (località nota per i capponi, diventati presidio Slow Food), propone di affidargli la supervisione dei menu ospedalieri italiani. Sui giornali lo si indica già come il nuovo ministro dell'Agricoltura dell'ipotetico governo di centrosinistra. Ma il vecchio consigliere Pdup ha un'esitazione in zona Cesarini e si tira indietro, rifiutando di far parte del comitato promotore del Pd e di aderire al progetto lingottiano di Veltroni. Meglio star fuori dalla politica, meglio non diventare intellettuale organico. Meglio non compromettere politicamente il movimento e sfruttare la propria trasversalità. Mani libere, utili anche per ottenere finanziamenti da sindaci, presidenti di regione e ministri di diverse parti politiche». GRILLO «Mutuata dall'armamentario comico, fa egregiamente la sua parte anche per épater les bourgeois, provocando palpiti e palpebre spalancate. Tutto è infinitamente grande, gigantesco, smisurato o desolatamente piccolo, infimo, miserabile. La strategia grillesca è un abile gioco dai confini illusoriamente netti. Non ci sono gradazioni, gamme, tonalità che resistano alla clava iconoclasta, alla lente deformante. (...). Tutto è melma, sostanza organica. E se il mondo è merda, proclamarlo, denunciarlo ad alta voce è la scorciatoia più rapida per tirarsene fuori, per autoassolversi e sentirsi candidi come la neve: la parresia paracula del profeta a costo zero. CAMILLERI Uno che può permettersi il lusso, come scrive Giorgio Di Rienzo,, di consumare una sua «piccola (e allegra) vendetta»: affidare alle grandi case editrici che non credettero in lui ai tempi della gavetta, come la Mondadori, le sue opere peggiori (Il colore del sole) e riservare le migliori (La gita a Tindari) per Sellerio. Insomma uno che detta tempi e scelte al mercato editoriale, invece di subirle. Un intoccabile». Li. Lom.