«Ma quale Berlusconi? Il mio è un film comico»
Una farsa sulla politica e sul Meridione «La satira è spudorata e strumentalizzata»
Glipiace, invece, la comicità, anzi, il suo film, per lui, è «comicissimo». Antonio Albanese, classe 1964, attore che si è sudato uno per uno sulle tavole del teatro tutti i suoi fan, ieri ha presentato il suo film «Qualunquemente» che, ancora prima di uscire e di essere visto, è già un mito. Un mito politico. Sarà la simpatia dell'attore lombardo (ma di origine siciliana), sarà che a parlare a vanvera sono tutti bravi, comunque, «Qualunquemente» si è già guadagnato una prima pagina del «Manifesto» (4 gennaio) con foto enorme di Albanese e il titolo «Marchionnemente». In più, sempre senza aver visto il film, moltissimi sono convinti che si tratti di una satira contro (tanto per non far nomi), Silvio Berlusconi. Tutto falso. Non si parla di Fiat, non si parla di Berlusconi, basta andarlo a vedere e venerdì il film sarà in tutti i cinema. È la storia di uno sconclusionato boss calabrese che, per difendere il suo piccolo impero di abusi edilizi ed evasione fiscale, si candida a sindaco. Una farsa sulla politica, sul Sud, sull'Italia. Che strappa parecchie grasse risate. Il film, firmato da Giulio Manfredonia (quello di «Si può fare»), schiera un grande Sergio Rubini ed è prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci con Rai Cinema. Sarebbe stato facile per Antonio Albanese cavalcare l'onda degli attuali fuochi d'artificio tra gossiop e politica. Invece, presentando la sua creatura, ha dato prova di grande professionalità. Ha giurato, semplicemente, di non essersi mai ispirato alle vicende del presidente del Consiglio Berlusconi, anche se sa che i fatti di cronaca potrebbero servirgli, e comunque in qualche modo lo faranno, come lancio del film. «"Qualunquemente" parla in generale del nostro Paese, non di una singola persona - ha spiegato Albanese - ma è vero che da quando il mio personaggio, Cetto La Qualunque, è stato inventato, nel 2003, ad oggi, la realtà ha superato la fantasia. Oggi Cetto sembra un politico moderato. In questi anni è stato una straordinaria lente d'ingrandimento che ci ha permesso di mettere a fuoco quello che succedeva nel nostro Sud e nel resto del Paese». Il caso Ruby?: «Non so che dire - spiega - certo sembra fatto apposta, ma è anche vero che se il film fosse uscito sei mesi fa o due anni fa non sarebbe stato diverso. Il nostro Paese è così». Sulla classe politica di oggi: «È gente improvvisata da cui ci si salva anche mettendola in ridicolo. E comunque Cetto non è di destra o di sinistra. È orizzontale». Durante la presentazione, ieri, al cinema Nuovo Sacher di Roma una giornalista, Roberta Ronconi di «Liberazione», ha sferrato ad Albanese un attacco frontale: «Diccelo che il tuo non è un film comico, dicci che non fa ridere, perché a vedere quello che descrivi dell'Italia ci viene il mal di fegato». E si tenesse il mal di fegato. Il film fa ridere (un po' a denti stretti) e per Albanese «il film è comico, anzi, comicissimo».