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L'Opera vince con gli americani

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diLIDIA LOMBARDI Un'opera in inglese, con allestimento, regia, interpreti tutti dagli States. E una storia americana, di quelle che marcano un'epoca. «Uno sguardo dal ponte» di Arthur Miller - venuta da Chicago a Roma in prima europea - ha fatto respirare ieri sera aria internazionale al palco e al parterre del vecchio Costanzi, tanto spesso sui carboni ardenti. C'è dietro l'operazione la bacchetta, questa volta organizzativa, di Riccardo Muti, di casa a Chicago. Galvanizzato dal debutto il sovrintendente Catello De Martino. «Abbiamo oltre novecento spettatori paganti, il che, dopo il trionfo del "Moise et Pharaon" e l'ottimo risultato dello "Serata Roland Petit", conferma come vincente una programmazione con lavori di interesse culturale e di taglio internazionale. Abbiamo assorbito bene anche la defezione del maestro Bartoletti, ammalatosi alla vigilia del debutto. David Levi lo ha sostituito trovando bene l'intesa con l'orchestra». Insomma, si fa di necessità virtù: coproduzioni di prestigio che permettono di contenere i costi degli allestimenti, di farli girare vicendevolmente oltre confine e di farli così durare più a lungo. Il parterre ha gradito. In velluto nero di Balestra e smaglianti perle Daniela Traldi, presidente di «Roma per l'Opera di Roma» - l'associazione di blasonati aficionados che schiera tra i fondatori Nicoletta Odescalchi, Carlo Eleuteri, Marilù Gaetani D'Aragona, Clorinda Bonifaci, Pia Ruspoli - ha ricevuto nel suo palco Edoarda Crociani e Clemente Napolitano, lo studioso melomane venuto dal Brasile. Nell'affollato cocktail di metà spettacolo ha accolto 80 ospiti, tra cui l'autore della partitura, William Bolcom. «È importante aprire a spettacoli diversi, di più ampio respiro», sorride mentre brinda accanto a Jean Sorel, Ilaria Occhini e Massimo Foschi, tre storici interpreti di «Uno sguardo dal ponte» al cinema e al teatro. Nel palco presidenziale un nome nei giorni scorsi in prima pagina per la sentenza sul legittimo impedimento che tanto filo da torcere dà al premier: Ugo De Siervo, presidente della Consulta.

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