Lola Mora una scultrice tra l'Argentina e Roma
Traqueste vibra forte il sapore di quelle che al mondo si sono presentate, prima che i tempi lo permettessero, intelligenti, geniali, colte e bellissime. Come dimenticare il fervore intellettuale e sensuale di Cristina Campo e molte altre. Così la brava Neria De Giovanni ricostruisce la vita romana nel pieno della Belle Epoque di Lola Mora nel suo ultimo libro «Lola Mora, l'Argentina di Roma» edito dalla Nemapress. Un testo dedicato alla grande scultrice argentina, vissuta a Roma all'inizio del secolo scorso, che ripercorre l'itinerario di Lola Mora nel suo soggiorno romano, dal suo famoso atelier di via Dogali, visitato da celebri personaggi dell'epoca, quali la regina Margherita e Gabriele D'Annunzio, al Caffè Greco di via Condotti, luogo di ritrovo da sempre di artisti e intellettuali alla Fontana delle Naiadi di Piazza Esedra, così simile nell'ispirazione alla Fontana delle Nereidi realizzata da Lola Mora. Un'opera che vuole andare ben oltre le questioni puramente intellettuali, ma senza esitare racconta un'artista a tutto tondo tra sue fragilità, i momenti d'estro, i suoi rapporti con i personaggi dell'epoca e quella sublime e sottile arte seduttrice che ha fatto di Lola Mora un'artista unica e piena di fascino. La prima grande scultrice argentina è sempre vissuta tra le maldicenze e la passione smodata per il suo lavoro. Si sposò con il più giovane Luis Hernandez Otero, figlio di una potente famiglia argentina, che al tempo del loro matrimonio aveva soli 27 anni contro i 42 di Lola. Una differenza d'età che scosse molto scalpore, anche se la scultrice la mascherò dichiarando dieci anni di meno addirittura nell'atto del matrimonio. Luis fu il solo grande amore di questa donna che fu amata da molti. Ma Lola non ha avuto occhi e cuore per altri se no il suo Luis che la tradì miseramente proprio tra le mura della sua Roma. Un racconto quello di Neria De Giovanni che non conosce tregua, prima con la voce dell'autrice poi attraverso la stessa Lola che si racconta così fiera e sicura di una vita straordinaria non casuale ma voluta e conquistata tra la polvere dei marmi e la durezza dello scalpello. Neria De Giovanni scava a fondo grazie alle sue capacità critiche già viste nei suoi studi profondi e curiosi di Grazia Deledda, tanto da rivelare nel suo ultimo scritto anche un particolare inedito sull'amicizia tra la scrittrice sarda e l'artista argentina. Un libro capace di creare nella mente del lettore uno splendido affresco dell'epoca, ma che non nasconde la verità e la tristezza. Infatti, anche la vita più grande e più fastosa può finire nell'oblio, nella disperazione o nella follia. Perché ogni bellezza conosce la sua fine ad eccezione delle marmoree statue di Lola Mora.