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La Corazzata? Ancora una boiata

Paolo Villaggio nei panni del ragionier Fantozzi

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«Per me...la Corazzata Kotiomkin...è una cagata pazzesca». Il rag. Ugo Fantozzi si alzò in piedi, salì sul palco, fece un lungo respiro e lo disse tutto d'un fiato. Raccogliendo le ultime forze che gli restavano dopo l'ennesima visione del «mattone» sovietico. Nell'incredulità generale, i colleghi gli tributarono novantadue minuti di applausi. Per qualche ora Fantozzi divenne il capopopolo, guidando l'ammutinamento degli impiegati contro l'insopportabile cineclub del professor Riccardelli. Chi non ricorda la scena cult tratta da «Il secondo tragico Fantozzi» di Luciano Salce? Era il 1976 e il titolo del film originale venne volutamente storpiato per la mancata concessione dei diritti, ma è evidente che il riferimento è «La Corazzata Potemkin». Sul grande schermo montato dal professor Riccardelli, il regista diventava tale Einstein ma le immagini facevano vedere la scalinata, i soldati, la carrozzina e soprattutto l'occhio della madre. Insomma non c'è ombra di dubbio. Il nemico del popolo era proprio lui, Sergej Eisenstein. Non pago della nomea che il film si è costruito nei decenni, l'Auditorium di Roma ha deciso di dargli una seconda possibilità. Un'intera retrospettiva dedicata al regista sovietico, uno dei più influenti nella storia del cinema. Fino al 21 gennaio, un'intera settimana sarà dedicata alle sue pellicole più importanti tra cui «Aleksander Nevskij», «Sciopero» e «Ivan il terribile». Da cosa si poteva cominciare? Ma è chiaro, da «La Corazzata Potemkin». Per i più coraggiosi la proiezione è in programma oggi alle 20,30. La realtà, però, va sempre oltre ogni immaginazione e alla visione del film è stato invitato proprio lui: Paolo Villaggio. Mente e corpo dell'amatissimo rag. Fantozzi. Come in una sorta di corto circuito, Villaggio si sarebbe trovato di fronte la stessa pellicola, gli stessi soldati, la stessa carrozzina e lo stesso occhio della madre di trent'anni fa. Magari all'Auditorium non lo avrebbero fatto inginocchiare sui ceci come accadeva nel cineclub del professor Riccardelli, ma di certo alla proiezione del film sarebbe seguito un pubblico dibattito. Come da migliore tradizione d'essai.   Ceci o non ceci, in un primo momento l'attore genovese aveva accettato l'invito. Non si è tirato indietro. Avrebbe affrontato la folla dell'Auditorium. Si sarebbe seduto in platea nella sua ampia veste multicolore e poi via verso l'ammutinamento di Odessa. Verso la gloria e la celebrazione propagandistica della Rivoluzione d'Ottobre. Nel frattempo, però, ci sono state le feste. E Villaggio-Fantozzi è sceso a più miti consigli. Una comunicazione degli organizzatori della retrospettiva dice laconicamente: «Ricordando Eisenstein. Annullato l'incontro con Paolo Villaggio». E noi che già ci sfregavamo le mani. Chi se lo sarebbe perso? Chissà cosa avrebbe detto? Come avrebbe risposto alle domande del pubblico? Ma Villaggio-Fantozzi ci ha ripensato. Si sarà detto: «Ma chi me lo fa fare?...Ancora "La Corazzata Potemkin". E stavolta non ci saranno neppure i miei colleghi. Ma basta!». Intanto il film stasera verrà proiettato ugualmente. Non saranno le diciotto bobine di cui parlava Fantozzi, ma chissà se a un certo punto, di fronte all'occhio della madre, qualcuno si alzerà in piedi e con le ultime forze avrà il coraggio di dire la verità. Meritandosi novantadue minuti di applausi.  

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