LA VERSIONE DI BARNEY, di Richard J.
Loabbiamo incontrato una prima volta dieci anni fa in un romanzo di Mordecai Richler andato incontro a molto successo anche in Italia. Adesso ce lo ritroviamo in questo film con le stesse mezze virtù e i molti difetti, riscritto da uno sceneggiatore alle prime armi, Michael Konyves, e portato sullo schermo da un regista, Richard J. Lewis, di cui, oltre a varia televisione, si può ricordare, nel 2002, il seguito di "Poliziotto a 4 zampe". Il personaggio, forse, è un po' più simpatico di come si presentava nel romanzo, ma è sempre un donnaiolo impenitente (finisce per avere tre mogli), un bugiardo matricolato che fa carriera in vari ambienti, compresa la TV, votato soprattutto all'ipocrisia, con un'ombra nera nella sua vita, la morte misteriosa del suo migliore amico che forse è stato lui stesso a provocare, ma di cui, invece, ci dà una spiegazione quasi innocente dato che questa, appunto, come nel romanzo, è la sua "versione" di tutto quello che gli è successo nei quattro decenni che ci racconta, viaggiando molto (qui fino a Roma, nel romanzo a Parigi), giocando sempre con il sesso e un po' anche con i sentimenti, spalleggiato solo da un padre ex poliziotto anche lui però così incline al sesso che finirà per lasciarci le penne… Un pizzico di dramma, accenti vari in cui l'ironia giunge più d'una volta fino all'umorismo, con spazi ampi dedicati al disegno di quel carattere al centro, ma anche con una certa attenzione per le tante figure di contorno affidandosi soprattutto a modi tranquilli, quasi all'insegna di una cronaca così sommessa che non si impenna nemmeno quando le vicende alterne del protagonista finiranno inghiottite nel buio dell'Alzheimer. Si può seguire, forse senza l'adesione quasi plebiscitaria che il film sembra aver ottenuto l'estate scorsa alla Mostra di Venezia, comunque con molta simpatia: per i ritmi agiati, per i colori vivaci di questa o quella situazione e soprattutto per la presenza di interpreti di vaglia, a cominciare da Dustin Hoffman, un padre poliziotto tutto ironici sapori. Barney è Paul Giamatti. Pochi carismi ma impiegati con giudizio. Carismi e talento li ha invece in abbondanza l'inglese Rosamund Pike, terza moglie. È la luce del film.