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Nella divertente commedia di Genovese, Ricky Memphis veste i panni di un autentico Peter Pan che vive con papà e mamma (Giovanna Ralli e Maurizio Mattioli).

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Alcontrario dei suoi colleghi attori (che hanno tutti confessato la paura della maturità), Memphis ha invece affermato che lui quell'incubo non l'ha mai avuto. Memphis, perché è immune dal ricordo ansiogeno della maturità? «Semplicemente, perché non mi sono diplomato, non ho fatto l'esame di maturità, per cui non ho ricordi. Sono arrivato alle medie. Ma non è che a un certo punto si diventa maturo: nel corso della vita si fanno alcune scelte mature e altre no. Quando sono diventato padre ho dovuto maturare per forza, è banale ma vero». Quanto le somiglia il ragazzo che interpreta? «Lorenzo, il mio personaggio, ha molte cose in comune con me. Anche se non sembra, anche se me ne sono andato presto da casa, sono molto simile a lui caratterialmente: sono un secchione nella vita, non a scuola, perché ci sono andato poco. Ho fatto tanti lavori, il manovale e il pasticciere, sono andato via presto di casa, a 21 anni ho recitato nel mio primo film. Però, il fatto di non aver studiato mi fa sentire un po' incompiuto». Che direbbe al ministro Brunetta sulla sua idea di certi italiani lavativi? «Che i bamboccioni ci sono sempre stati, prima si chiamavano vitelloni. Credo anche che ognuno ha una sua storia che va comunque rispettata e la meritocrazia non è sempre giusta: perché chi decide chi merita davvero?» I bamboccioni che non vogliono lasciare la casa dove continuano a vivere con i genitori rispecchiano, secondo lei, la realtà? «Così dicono le statistiche e i politici, anche se oggi conosco pochi tipi simili, era facile per me vederne più spesso qualche anno fa, quando ero più giovane e vivevo in un contesto più difficile di precarietà». Che cosa l'ha divertita del suo personaggio?" «Soprattutto il fatto che sia lui a dettare legge in casa assecondando l'amore viscerale di sua madre che lo condiziona ancora profondamente. È molto divertente poi che quando si riaccende la scintilla di un amore finalmente ricambiato con l'antica fiamma Luisa/Barbora Bobulova (con cui all'epoca c'era stato un flirt mai consumato) lui prenda tempo e si vergogni per l'umiliazione di non poterla farla salire in casa. Inizia così a mettere in discussione la sua vita e a pensare che sarebbe ora di averne finalmente una tutta sua, capisce che è il caso di iniziare a crescere e ad andare oltre la sua condizione di eterno ragazzo». Come si è trovato in scena con Barbora Bobulova e con gli altri compagni di lavoro? «Prima di questo film io e Barbora ci conoscevamo ma non bene, ci vedevamo ogni tanto accompagnando i nostri figli alla stessa scuola. Abbiamo familiarizzato facilmente, credo che anche lei si ritrovi a suo agio con la commedia, è autoironica e spiritosa, la "butta" facilmente sul divertente. Sul set si è creato un bel clima di cameratismo e condivisione tra noi attori, curiosamente simile a quello che nasceva tra i personaggi nella finzione, mi sono trovato facilmente a mio agio sia con alcuni colleghi che non conoscevo sia con vecchi amici come Raoul Bova, con cui ormai c'è un'intesa consolidata che ci permette di andare avanti ad occhi chiusi. Mattioli poi abita nel mio stesso quartiere, parla la mia stessa lingua». Prossimi progetti in cantiere? «Ho in uscita una serie tv sui narcotici, il film di Abatantuono per Mediaset, "Area Paradiso" e "Come un delfino", la miniserie di Stefano Reali». Din. Dis.

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