Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il miracolo della prova irripetibile

default_image

  • a
  • a
  • a

Anziritrovarmi davanti a quella commissione è ancora un incubo. Uno di quei sogni che Marzullo fa esaminare alla sua esperta nelle sue trasmissioni quando un giorno finisce e uno sta per cominciare. È un incubo perchè andò troppo bene. Il secondo miglior risultato della scuola. Del tutto immeritato. Un piccolo capolavoro di faccia tosta e di fortuna. Correva l'anno 1971, il '68 era un ricordo fresco. In discussione veniva messa, a torto, la scuola di Gentile. Ma il mio presidente di commissione era un sacerdote e così quando passò a Dante, provò a chiedermi del 32° canto. Lo fermai e con faccia tosta dissi che non era paragonabile con il 33°. Cominciai a recitarlo a memoria, «Vergine madre, figlia del tuo figlio...». Non c'era ancora Benigni e fu un successo. Parlai della Madre di Dio con devozione e spiritualità sapendo che avrei colpito mel segno. Io del 32° non sapevo quasi nulla. E quando per filosofia scelsi di parlare di Kierkegaard fu il trionfo. Ebbi i complimenti anche per la pronuncia. Altri prima di me avevano fallito già sul nome. Certo non fu solo fortuna o la mia capacità di non emozionarmi. Successivamente ho sfruttato bene questa mia capacità. Ma avevo anche studiato. (Questo lo dico per i figli, un padre deve pur dare il buon esempio). Mi ero preparato agli esami. Un ricordo piacevole le giornate passate con il mio migliore amico a rileggere libri e appunti. A interrogarci a vicenda. Ma ancora più piacevoli erano le giornate in cui tradivo il mio amico per la tettona del primo banco. Lei non mi filava, ma la impietosii. «Solo tu mi puoi aiutare, nessuno come te conosce Verga». A dire il vero a me dei Malavoglia importava ben poco. Avevo studiato di mio. Ma quella camicetta celestina, con i bottoni sul petto che eroicamente resistevano alla pressione dell'oggetto del desiderio valeva ben più di un voto in più all'esame. E il sogno era di vederli cedere. Ricordo anche la faccia incredula dei miei genitori quando fui ipocritamente complimentato dai compagni di classe. Non si saranno sbagliati? Disse incredulo mio padre. Già e se a quei professori venisse la voglia di esaminarmi di nuovo? L'amico di quei giorni è ancora mio amico, ma che ne sarà della tettona dalla camicetta stretta? Meglio non rivederla ora, forse resterei deluso. Ma soprattutto quell'esame chi lo passerebbe più. Gli esami si possono ripetere, i miracoli no.

Dai blog