IL GIRADISCHIa cura di Stefano Mannucci
Manon poteva esservi un lancio promozionale più dirompente di una gravidanza e di un parto a 54 anni (qualcuno sostiene 56). Al tempo stesso, il lieto evento privato ha rischiato di "taroccare" le aspettative per il ritorno discografico della rockeuse toscana, che di suo è da sempre un personaggio più controverso delle canzoni che scrive. È finita sui settimanali popolari per la storia del pancione (riproposto nella foto di copertina di Jena-Baptiste Mondino) e per una scelta così estrema come quella di diventar madre non più giovanissima: una decisione perfettamente in linea con la sua natura ribelle, ma che nel nostro Paese riesce ancora a suscitare scalpore, malgrado non manchino i precedenti famosi, uno su tutti quello di Miranda Martino, che ebbe un figlio a 58 anni. Gianna però giura che questo nuovo cd non è direttamente ispirato dalla nascita della piccola Penelope, avvenuta nel novembre scorso. Anzi, ha spiegato, molte canzoni sono state concepite ben prima, a partire dalla curiosa genesi di «Dimentica», avvenuta nello studio di XFactor nel 2009, durante le prove, quando l'ospite Nannini cadde da una scala mentre si avvicinava a Mara Maionchi. «Mi sono spiattellata di pancia sul pavimento, per fortuna senza conseguenze. Tornai a casa tutta rintronata, ma mentre il manager e l'autista mi urlavano di sbrigarmi per la diretta tv, io mi sono sentita chiamata dal pianoforte, e ho composto questo pezzo tutto di getto. Poi sono seguite tutte le altre». Malgrado ogni possibile influsso ormonale, il suo scoprirsi incinta non ha prodotto una collezione di blande ninnenanne: la natura di questo "Io e te" è sempre dannatamente rock, e anche in quella condizione psicofisica Gianna non ha perso lo spiritaccio dei tempi migliori. E di certo, se non ha rinunciato a ritmo e grinta, non poteva rinnegare le sue radici da "fotoromanza", quella venatura così italiana e cantabile che ne ha fatto le fortune in Patria e nell'Europa che guarda con simpatia al melo-pop nazionale. Il tema dell'intera operazione, ha sottolineato la Nannini, è quello dell'incontro-confronto con l'Altro: «Con le tre parole del titolo ho voluto dire: adesso ci siamo Io e Te uno davanti all'altro, non ci sono scuse, mezze verità, finzioni o imposizioni. È l'emozione che prende il potere. È un estremo desiderio di chiarificazione nei rapporti d'amore o fra genitori e figli, nei conflitti che si creano, nelle aspettative mai realizzate perché siamo fatti di paste diverse, veniamo da famiglie diverse, apparteniamo a culture diverse e purtroppo le differenze vengono combattute per lasciare sempre più spazio all'omologazione e alla paura». Dunque, nella sua cifra peculiarmente elusiva (sembra sempre che la Nostra voglia comunicare, però urlando a chi le si mette davanti: "fatevi gli affaracci vostri"), Gianna ha creato un disco che non fosse un diario da puerpera felice, puntando a una simbologia più vasta e problematica. E il progetto sostanzialmente regge bene, complice anche la coproduzione del mostro sacro Will Malone, gli arrangiamenti profumati d'archi e rose della London Studio Orchestra, e i contributi ai testi dell'amica-scrittrice Isabella Santacroce e del sodale Pacifico, che vale molto di più come autore illustre che non come cantante in proprio. Undici inediti sospesi tra sogno e voglia di crederci: il primo singolo "Ogni tanto" è pienamente ispirato, e anche "Ti voglio tanto bene" pigia in modo efficace il pedale del sentimento", mentre "Mi ami" e "Rock2", occhieggiano vibratamente a Led Zeppelin e Stones. Unico inciampo, la cover pasticciata di "Volare", seppur autorizzata dalla vedova Modugno. La Nannini minaccia di includere una canzone di Mimmo in ogni suo album. Eviti, perché la farina del suo sacco è già tanta. Per ora, evviva Penelope, che sarà sottoposta a un battesimo "di rito rock" alla vigilia del nuovo tour, in transito il 3 maggio dal Palalottomatica di Roma. Alla fine del giro Mammagianna penserà a un figlio maschio: chissà che disco, dopo. Voto 3 e mezzo/5