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di LIDIA LOMBARDI Un best seller lungo dieci anni.

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Eperò cliccate la parola «boudoir» sul vostro pc: danzeranno figurette di pin up in reggicalze, di donnine con la guepière di merletto rosso allegramente rovesciate sul letto ingombro di cuscini. Google scava nei sogni proibiti e rilancia l'idea di una stanza segreta perfetta per le neofite del burlesque. E le neo spose s'ingegnano a crearsi un boudoir in miniautura in camera da letto. La toeletta frou-frou, con lo specchio, l'abat jour, le bottiglie di profumo, la collezione di spazzole. E, sotto la panchetta, le décolleté coi tacchi a spillo, rosa o azzurre. Insomma, il boudoir è uno dei «topoi» erotici che resiste. E ciò spiega perché il libro uscito dieci anni fa in Francia, dottamente compilato da Michel Delon, mantiene intatte le lusinghiere vendite. Adesso - finalmente, diranno i tombeurs de femmes e tutte le «lei» in cerca di amante focoso - il vademecum è stato tradotto in italiano ed edito da «Le Lettere» su austero libretto. Il fatto è che boudoir è un luogo filosofico prima di tutto. Un parto intellettuale del Secolo dei Lumi. E Delon - Michel, si badi bene a non confonderlo col dongiovanni Alain - discetta sapiente sull'argomento. Con ricchezza di riferimenti e attento all'oggi. Intanto, pochi, anche in Francia, sanno bene che cosa è. Lo confondono con un mobile o, peggio ancora, con il bagno. Ma a Parigi un ristorante, profumerie, boutique di lingerie usano la parola sull'insegna al neon. Delon spiega: boudoir è intraducibile. Deriva dal verbo francese bouder, tenere il broncio. Dunque, è un privatissimo salottino dove signore e signorine possono rifugiarsi quando sono di malumore. Un posto della malinconia, della réverie. Un posto solitario, lontano da tutti. Ma proprio perché recondito, segreto, qui tutto è possibile. Dove l'animo più mettersi a nudo, insieme con il corpo. Dove il sogno si traduce in oggetti da sogno: trine, merletti, cuscini, trompe l'oeil, profumi inebrianti, penombre complici. Allora boudoir si associa bene a significative rime: con fumoir, squisitamente maschile. Con foutoir e torturoir. Diventa lo spazio della libertà individuale e della trasgressione. Parte dal broncio e si dirige come una freccia alla ricerca della felicità, altro tema caro all'Illuminismo. Con ulteriori rovesciamenti di fronte. Perché libertà, trasgressione, felicità sono il fine di un luogo costruito per conquistarle. Dunque sono false in partenza. Ecco «La filosofia del boudoir» per dirla col marchese de Sade. L'angolo segreto ospita uomini dominati dall'istinto di distruzione e il crimine alimenta la voluttà. Si resta con la gola secca davanti a macchine che carpiscono il piacere. E l'eros senza gioia, meccanico, lascia con l'amaro in bocca. Balzac inventa un boudoir orientaleggiante, una serra calda e profumata. L'artigianato trasformato in industria arreda il nuovo spazio della casa con le più fantasiose varianti di divani. Sofà, sultane, canapé, ottomane, pafhose, veilleuse, bergére, duchesse. L'accumulo di oggetti è in realtà horror vacui. Si crea un universo perfetto ma irreale per sfuggire alla noia. Ha ragione Valmont, il protagonista delle «Liaisons dangereuses» di Laclos: «Ormai sono solo le cose bizzarre a piacermi».

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