Mitridate il terrore dei romani

diANTONIO ANGELI Per l'intera vita il suo maggior timore fu quello di poter essere avvelenato. E per questo usò medicina, magia e negromanzia per diventare invulnerabile al veleno. Ma questa sua forza gli si rivoltò contro. Quando, braccato dai nemici e tradito dagli amici, dovette scegliere tra togliersi la vita ed essere umiliato e ucciso sulla pubblica piazza, non potè avvelenarsi e dovette ricorre a metodi più dolorosi. Sembra la trama di un film horror o la leggenda di qualche antico popolo sanguinario e invece è Storia. Nulla è vicino alla leggenda come la vera vita di Mitridate VI Eupatore il Grande, re del Ponto, che fu un florido regno sulle sponde del Mar Nero. Tutto quello di incredibile e misterioso che si è detto di Mitridate, alla prova della Storia, si è rivelato meno eccezionale della semplice realtà. Il bambino Mitridate vede la luce in una girandola di segni celesti e presagi magici. Nel 135 avanti Cristo una cometa di eccezionale luminosità apparve nei cieli d'Oriente. Tutti sono concordi: quello è l'annuncio dell'arrivo di un re di eccezionali capacità. Puntualmente, nove mesi dopo, nacque Mitridate VI, discendente di Alessandro Magno, figlio di Mitridate V Euergete e della regina Laodice. Non fu un'infanzia felice, il papà fu avvelenato da rivali in accordo con la evidentemente non molto affettuosa mamma, che subito dopo cercò di fare la pelle anche a lui. Ma il giovane Mitridate seppe essere più scaltro. Si salvò, si vendicò con adeguata ferocia ed ereditò il trono. Ai tempi il veleno era alla base della politica: accordi e disaccordi si sistemavano rifilando a chi era di troppo una bella dose letale. Come era accaduto al vecchio re. Questo Mitridate lo capì subito e, divenendo presto un alchimista e un mago, scoprì i segreti di pozioni ed antidoti, rendendosi invulnerabile ad ogni tentativo di avvelenamento. Racconta la storia di questo eccezionale sovrano, un po' dimenticato dal Novecento, Adrienne Mayor, americana studiosa di storia decisamente fuori dagli schemi con: «Il re Veleno - Vita e leggenda di Mitridate, acerrimo nemico di Roma», Einaudi, un saggio bello e appassionante. La Mayor, che attualmente lavora all'Università di Stanford ed ha al suo attivo già molti libri, ha compiuto studi sui più raffinati modi di uccidere, anche su larga scala, dell'antichità: ha analizzato la «guerra batteriologica» dei popoli del passato, che facevano arrivare ai nemici coperte contaminate dal vaiolo, regalavano un miele delizioso ma letale, sapevano rendere mortale una abito trattandolo con il veleno. Per una studiosa come la Mayor Mitridate è... l'uomo ideale. Dai suoi studi si delinea l'immagine di un sovrano intelligente ed ambiziosissimo che sognava la creazione di un grande impero orientale. E per questo si scontrò con la Roma di Lucullo, Pompeo e Cesare. Nell'88 a. C. Mitridate fece uccidere tutti i romani nelle zone dove si estendeva il suo potere. Passò praticamente tutta la vita in guerra con i romani assestando e incassando colpi terribili, fino a progettare l'invasione dell'Italia. Dovette combattere non solo contro le legioni di Roma, ma anche contro i familiari, in particolare il figlio Farnace, che desideravano solo ucciderlo e impossessarsi del trono. Dopo tre guerre le truppe di Mitridate nel 66 furono attaccate a sorpresa e annientate dalle legioni di Pompeo. Mitridate nel 63 a. C. si trovò solo, tradito dal figlio e accerchiato dai nemici. Scelse di togliersi la vita, assieme alle figlie poco più che bambine. Da uno scomparto segreto nel manico del suo pugnale d'oro Mitridate estrasse una fiala di veleno che fu subito letale per le figlie. A lui provocò solo atroci dolori e dovette chiedere ad un servo di finirlo a colpi di spada.