di FRANCO SCAGLIA Gerusalemme significa "Città della Pace", ma la pace a Gerusalemme non c'è mai stata.
Gerusalemme,per il Vaticano, è la Città sacra delle tre religioni monoteiste e dovrebbe essere retta da uno statuto speciale internazionalmente garantito. Dai tempi dell'accordo Sykes-Picot, che prevedeva nel 1916 l'internazionalizzazione della città, più di cento progetti sono stati inventati inutilmente dalle varie parti in contrasto tra loro. Gerusalemme è il "Trono del Signore", è l'"Ombelico del mondo", è "la Santa" è "la Porta Celeste", è "la capitale dell'Eternità" ma è anche, come scrisse il geografo Muqaddasi, un bacino d'oro pieno di scorpioni. Le pietre di Gerusalemme, antiche di 4.000 anni, hanno vissuto venti assedi, due complete distruzioni, diciotto ricostruzioni. Secondo la tradizione rabbinica, sospesa nel cielo proprio sopra la Città Vecchia, a 28 km d'altezza si trova Gerusalemme Pia. La montagna sulla quale si stende Gerusalemme è del tutto priva di vegetazione: è formata da roccia basaltica, come tutti i monti vicini. La posizione a un'altezza considerevole sul mare rende il suo clima freddo anche se è prossima al tropico. Durante l'inverno nevica e le piogge in genere sono copiose. La gente del luogo ha osservato che gli anni più nevosi sono anche i migliori per le olive. Gridò il profeta Geremia: "Chi avrà pietà di te Gerusalemme? Chi si dorrà per te? Chi si avvicinerà per chiederti come stai?". Scrisse Saladino a Riccardo Cuor di Leone: "Gerusalemme è nostra non meno che vostra. Anzi ancor più sacra per noi che per voi, essendo il luogo donde il nostro profeta compì il viaggio notturno verso il cielo e il punto dove il dì del giudizio la nostra comunità sarà congregata." Chi percorre l'antica strada romana che attraversa le colline del deserto della Giudea conduce a Gerusalemme, ha davanti agli occhi un paesaggio singolare: arido, giallastro, desolato. Il mar Morto è a soli 32 km di distanza, ma 4.000 metri più in basso, nella depressione siro-africana. Amos Elon nel suo libro Gerusalemme città degli specchi scrive: "Gerusalemme sorge in mezzo alle alture sul margine di una profonda gola. Ti appare davanti all'improvviso in tutta la sua suggestività non appena il viaggiatore penetra nella valletta che separa le due montagne: con le sue lunghe mura e i parapetti, le sue torri scure, i suoi tetti a volta, le chiese, le sinagoghe, le moschee. Tutto è dominato dall'ampio spazio di pietra, vecchi quasi quanto il tempo, dell'antico Monte del Tempio degli ebrei." A Gerusalemme si combatte da secoli per una Roccia, dove una religione sostiene che Maometto si fermò a pregare. Sotto quella Roccia pregarono anche Abramo e Davide e su quella Roccia Hiram di Tiro costruì per Salomone il Tempio a somiglianza della casa di Dio. E lì, mille anni dopo, vissero nove templari per scoprire i segreti di quell'edificio perfetto, le cui origini si trovavano nel celeste colloquio di Dio con Mosè. Oggi gli ebrei piangono sull'unico Muro rimasto del loro Tempio e i musulmani venerano una pietra che sta a pochi metri da quel Muro. In quei pochi metri si consumano i destini di due grandi religioni e quei pochi metri valgono più di mille pozzi di petrolio. Vicino c'è il luogo dov'è stato crocifisso e sepolto Gesù e su quel luogo sacro ai cristiani fu costruita una chiesa. Gli occidentali la chiamano Santo Sepolcro e gli orientali Chiesa della Resurrezione. All'interno della basilica sono almeno cinque le denominazioni cristiane che vi esercitano l'ufficiatura divina e questo è un esempio delle divisioni che ci sono tra gli stessi cristiani. Gerusalemme è soprattutto la città dei pellegrini. Chaucer ha scritto nell'ultimo dei racconti di Canterbury: "Possa Gesù, nella sua grazia, concedermi ingegno bastante a mostrarvi la strada durante questo perfetto glorioso pellegrinaggio all'alta Gerusalemme celeste." E' nel XIX secolo che iniziò la grande epoca del turismo letterario e andare a Gerusalemme divenne quasi un viaggio obbligato. Il primo grande passeggero letterario fu Chateaubriand il quale scrisse: "sono andato a Gerusalemme in cerca di immagini" ed ebbe la fortuna di vedere e descrivere il Santo Sepolcro prima del grande incendio del 1808. Altro grande pellegrino fu Benjamin Disraeli che scrisse: "A parte Atene non ho mai visto nulla di più suggestivo." E poi Gogol, Lamartine, Flaubert, Melville, Mark Twain. Gerusalemme oggi, dice Amos Elon, è ancora una volta ciò che è stata così spesso nella sua storia: una città in guerra con se stessa. Le immagini del conflitto appaiono quasi quotidianamente sugli schermi televisivi, la città è avvelenata dal suo passato. "Se ti dimentico Gerusalemme, possa la mia mano destra dimenticare ogni sua abilità", recita un versetto del Salmo 137 pronunciato con uguale fervore da musulmani e ebrei. Forse aveva ragione Arthur Koestler, l'autore de Il buio a mezzogiorno quando scriveva: "la faccia truce di Jahweh è stampata su quelle calde pietre che hanno visto più sacri delitti e violenze che qualsiasi altro posto sulla terra. Gli abitanti di Gerusalemme sono intossicati dalla religione." Vivere a Gerusalemme significa scontrarsi quotidianamente con la storia, la geografia, l'archeologia, a memoria del passato. Jehuda Amichai, uno dei più noti poeti israeliani contemporanei, racconta che una volta stava seduto con dei cesti di frutta vicino alla porta della Cittadella, all'interno della Città Vecchia. Una guida lo indicò a dei turisti dicendo: "Vedete quell'uomo con la frutta? Propria a destra della sua testa c'è un arco dell'epoca romana." Bene, spiega Amichai, le cose a Gerusalemme cambieranno davvero il giorno che, nella stessa situazione, quella guida dirà ai turisti: "Vedete quell'arco dell'epoca romana? Non è importante, quello che è importate è che lì vicino, un po' più in basso a sinistra, sta seduto un uomo che ha comprato la frutta e la verdura per la sua famiglia." Quando questo avverrà, Gerusalemme diventerà davvero la Città della Pace.