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Con il razzo-taxi lo spazio è di tutti

Una ricostruzione del distacco della navicella

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L'altro giorno, dalla base spaziale di Cape Canaveral, dopo il rituale conto alla rovescia, è partito un grande razzo vettore con una navicella-cargo, cioè adibita al trasporto materiali, alla volta della Base Spaziale Internazionale. E che c'è di strano, direte voi? Di strano, anzi di unico, c'è che il «Falcon 9», il razzo con annessa capsula spaziale «Dragon», non ha la targa della Nasa. Missile e navicella sono della società aerospaziale «Space X» ed è la prima volta che dei privati «bucano» l'atmosfera e vanno in missione nel cosmo. Insomma, soprattutto per motivi di budget, è finita l'era del monopolio delle agenzie spaziali nazionali o sovranazionali: non ci sono più solo le «compagnie di bandiera», ma anche quelle indipendenti. Il futuro, ormai, è dei «tassinari dello spazio», cioè di persone che portano oltre l'atmosfera «a tassametro» merci e non solo. La missione sta avendo successo e, molto probabilmente, in estate ci saranno due nuovi lanci per materiali. Presto ci sarà una missione totalmente finanziata da privati per lanciare nello spazio un astronauta. Il volo della Dragon ha inaugurato il «Commercial Orbital Trasportation System», il programma ideato dalla Nasa per far fronte alle difficoltà economiche continuando le attività verso la stazione internazionale. E questo anche per «tappare il buco» dopo che il programma Shuttle, l'anno scorso, è stato ufficialmente avviato verso la pensione. La missione è stata comunque organizzata in strettissima collaborazione con la Nasa, inserita nella nuova strategia dell'amministrazione Obama: nel momento di crisi economica l'ente spaziale americano deve realizzare programmi che non siano un suicidio economico. Insomma negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, si tira un po' la cinghia, e l'unico modo per non paralizzare l'attività spaziale è «aprire» a capitali privati. La Nasa ha raggiunto un accordo con due aziende, la Space X, di proprietà del magnate di Internet, Elon Musk, e la «Orbital Sciences Corp», per un affare che ammonta a più di tre miliardi e mezzo di dollari, a cui vanno aggiunti i 500 milioni di dollari versati dall'agenzia spaziale statunitense alla Space X per finanziare la progettazione e i voli di prova del Falcon 9. La presidente della Space X è la grintosa Gwynne Shotwell e il suo obiettivo, a quanto pare raggiunto, è offrire dei «passaggi» oltre l'atmosfera a prezzi convenienti rispetto a quelli praticati dai concorrenti russi. Chissà, forse tra qualche anno in ogni piazza ci saranno parcheggiate delle astronavi gialle; chiunque potrà salirci e dire: mi porti sulla Stazione Spaziale Internazionale.

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