di ANTONIO ANGELI Massimo D'Alema fu portato, anni addietro, dal papà Giuseppe (comunista e deputato, buon sangue non mente), al cospetto del comunista (allora) numero uno d'Italia.
Macerte cose sono rigorosamente bipartisan: Umberto Bossi, durissimo e purissimo, sogna un'Italia nordica, rigorosa, un po' svedese. Si ammorbidisce solo con il figlioletto Renzo. Per lui, papà Umberto, è il «delfino» di fatali destini politici, ma per tutti gli altri, visto che il nobile cetaceo non abita i fiumiciattoli della Padania, è, più semplicemente, la trota, anzi, «Er Trota». Anche di lui si dice che farà strada. Con un padre così... Avete presente quei film americani degli anni Settanta-Ottanta, pieni di self-made-man? Per esempio: «Tucker - Un uomo e il suo sogno», dell'88, di Coppola, nel quale si racconta la storia dell'industriale americano, interpretato da Jeff Bridges, che, con qualche buona idea, un pizzico di coraggio e tanta voglia di lavorare sfida i colossi dell'auto Usa? O «Wall Street», 1987 di Oliver Stone, nel quale un vecchio squalo della borsa insegna ad un giovanotto alle prime armi che facendo lavorare il cervello con molta spregiudicatezza si può diventare i padroni del mondo? Ecco, se vivete in Italia queste cose ve le dovete dimenticare. Qui, nel Belpaese, con le idee, la spregiudicatezza e la voglia di lavorare tutt'al più si può diventare operai precari. I potenti che hanno qualcosa lo trasmettono ai figli che se lo prendono e se lo tengono stretto alla faccia della meritocrazia. E in fondo questa è la tragedia nella quale sguazza l'Italia da... non si sa quando. È tutto ben spiegato, con nomi, cognomi e soprannomi in un saggio agghiacciante: «Tengo famiglia. L'Italia dei parenti», di un coraggioso giornalista: Carlo Puca, Aliberti editore, 223 pagine, 15 euro. Nella prefazione, di un altro giornalista coraggioso e un po' sconsiderato, Pietrangelo Buttafuoco, si legge: «...uno stato di fatto incrostato nell'orizzonte della Patria che fu di santi, eroi e navigatori mutuati in grappoli di parentele la cui vendemmia, nella storia recente, ha prodotto un mosto di favori, agevolazioni, aiuti, stipendi e, raramente, molto raramente, un vino nobile: la trasmissione dei saperi, dei valori e dell'eredità culturale». Insomma in Italia di padre in figlio si trasmettono favori e favoritismi, e non certo nobili tradizioni di famiglia. Ma attenzione, ammonisce Puca, non sono solo padri e figli il cuore dello scandalo; del «nepotiosmo», non sono protagonisti i soli nipoti. Gli italiani hanno eserciti di parenti «da sistemare» e con le «famiglie allargate» l'esercito anche si è allargato. Tutti fatti noti, per carità, ma leggerli così, uno dietro l'altro fa una gran brutta impressione. È cronaca che il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, ha intrecciato una relazione con la deputata Manuela Repetti. È cronaca anche che il figlio della signora è stato preso al lavoro in un ufficio che dipende dal ministero. Consulente del ministero ci si ritrova anche l'ex marito della signora Manuela. Ma chi dovesse pensare che il libro di Puca è contro il governo si sbaglia di grosso. Ci si trova tutto l'arco costituzionale: destra, sinistra, sopra e sotto. Dalle avventure di Antonio Di Pietro e del figlio Cristiano a quelle di Gianni Alemanno con la collega di partito Barbara Saltamartini, c'è l'epopea dei «Delillos»: la famiglia De Lillo, il senatore Stefano, l'assessore Fabio e il suo aiutante Giuseppe, anche lui, ovviamente De Lillo. Poi ci sono i Cossutta, padre e figlia che si sono trovati contemporaneamente insieme in parlamento. La liasson di Gianfranco Fini con la signora Tulliani, ovviamente, fa la parte del leone. Si ha l'impressione che, andando a investigare, nelle stanze del potere siano tutti parenti.