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Oro sommerso

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diANTONIO ANGELI In un tratto di mare maledetto, disseminato di carcasse di navi, a largo di Brest, nell'Atlantico, il 20 maggio del 1922 colò a picco la motonave inglese «Egypt». A bordo era custodito un tesoro favoloso: sei tonnellate d'oro in barre e monete, più di 43 tonnellate d'argento e una gran quantità di banconote. Un esercito di cacciatori di tesori tentò, negli anni successivi, di recuperare almeno parte quell'oro. Provarono naturalmente gli inglesi (i proprietari virtuali del relitto erano i Lloyds di Londra) e poi francesi tedeschi... ma non ci fu nulla da fare. Finché nell'impresa si imbarcarono (è proprio il termine giusto) un gruppo di «fegatacci» italiani, i lupi di mare della Sorima, la «Società ricuperi marittimi di Genova». Ai tempi, erano gli anni Trenta, sotto il tricolore navigavano i migliori cacciatori di tesori del mondo. Palombari eccezionali, con tute rigide in grado di operare a centotrenta e più metri di profondità, marinai abilissimi, tecnici impareggiabili. Alla fine gli italiani della Sorima riuscirono a violare il relitto dell'«Egypt» e quando i primi lingotti d'oro arrivarono a Londra dal Regno Unito partì un telegramma di congratulazioni diretto a Mussolini. Questa eccezionale avventura e mille altre sono narrate in un libro che sembra un romanzo, ma è un saggio di vicende vere e documentatissime: «Guida ai tesori sommersi», di Carlo De Risio, Editoriale Trasporti, 25 euro. Lo storico e giornalista, ha lavorato per anni per «Il Tempo», traccia con mano sicura la storia di tutto quello che di valore si è perso in mare in questi ultimi secoli. In un susseguirsi di capitoli appassionanti «Guida ai tesori sommersi» racconta che l'«eldorado» dei cacciatori di preziosi inabissati è nei Caraibi e descrive, una per una, le navi che vi sono colate a picco e gli sforzi per cercare di recuperare i loro tesori. Una delle storie più appassionanti, però, solca le acque del Mediterraneo: è quella delle statue d'argento «prese in prestito» da Napoleone a Malta. Il Bonaparte, si sa, finanziava le sue guerre con i bottini. Arrivato a Malta, per rimpinguare le sue casse, fece caricare sulla nave ammiraglia della flotta francese, «L'Orient», le statue in argento razziate nelle chiese dell'isola. Un bottino di guerra ricchissimo. Il primo agosto 1798, durante la sanguinosissima battaglia nella rada egiziana di Abukir, «L'Orient» fu colpita alla santabarbara e saltò in aria con un boato che fu udito a 25 miglia di distanza. E ancora oggi c'è chi cerca le statue trafugate. De Risio ha attinto agli archivi della Sorima (l'azienda chiuse nel '60) trasformando una lunga serie di dati e documenti in un'avventura appassionante.

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