Claretta first lady di Salò
diANTONIO ANGELI Bello come pochi: questo «L'ultima lettera di Benito», saggio di Pasquale Chessa e Barbara Raggi, rappresenta un'operazione storica di altissimo profilo. Il libro dovrà essere consultato, negli anni, da professori e studenti. Chi era Clara Petacci? Una domanda solo apparentemente semplice. L'enciclopedia dei luoghi comuni vuole la Petacci come una delle tante amanti del duce. Una che è passata alla storia solo perché si è trovata tra Mussolini e la raffica di mitra che mise fine alla sua vita. Ma a sostegno di questa ipotesi c'è solo la pigrizia degli storici. Innanzi tutto il nome: Clara, altro che Claretta. Il diminutivo è solo un modo per sminuire una figura che, per più di un attimo, è stata l'interfaccia della storia dell'Italia. Clara «durante i famosi giorni ha avuto molto più coraggio di tanti uomini, anche gerarchi del partito, i quali sono stati dei grandissimi vigliacchi»: parola di Benito Mussolini. Pasquale Chessa, giornalista dal respiro internazionale e Barbara Raggi, scrittrice specializzata nella storia del Novecento, non si sono accontentati dei luoghi comuni e hanno passato al setaccio i faldoni dell'Archivio Centrale di Stato. Si sono comportati come due investigatori, hanno fatto tabula rasa di tutte le chiacchiere per lavorare sui documenti. Nei seicento giorni della Repubblica di Salò Mussolini scrisse a Clara 318 lettere. E lei con lui non fu da meno: scrisse, copiò e ricopiò decine di lettere. Altro che «una delle tante amanti». Clara fu «fascistissima», antisemita, dura e convinta di quel credo politico che Mussolini incarnava. La Repubblica di Salò fu una burla nazista. Mussolini aveva ben poco da fare e tutto quello che doveva fare gli veniva detto direttamente da Berlino. Mussolini, e questo dai documenti ben si capisce, aveva la chiara sensazione, al contrario di Hitler, del binario sul quale correva la Storia. Era disperato e pensava alla fuga o, in alternativa, al suicidio. Clara Petacci fu «il bastone della sua vecchiaia». È stata la persona che gli ha dato la forza di tirare avanti con la fermezza delle sue convinzioni. L'ultima lettera di Mussolini, quella che dà il titolo al libro, scritta un mercoledì da «Ben», come si firma Mussolini, dà una tragica notizia a Clara: la fuga in Spagna non è possibile. Allora cosa è possibile? Nulla, solo finire in balìa di tutti quelli che danno la caccia al duce. Siamo all'aprile del '45, Mussolini morirà il 28. E Clara, consapevole, affronterà con lui quel destino.