Tanta simpatia tra terroristi e uomini d'onore
Cherapporti vi furono tra i movimenti armati di sinistra e le grandi organizzazioni criminal? «Il picciotto e il brigatista», romanzo di Roberto Gugliotta e Giovanna Vizziccaro, Fazi editore, 220 pagine, euro 16,50 azzarda una risposta. Tutto inizia nei profondi anni Settanta: un brigatista e un mafioso s'incontrano nel carcere di Cuneo. Storie diverse ma un comune destino e un comune nemico: lo Stato. Tra i due nasce un'amicizia che diviene sempre più profonda. Le carceri, in quel periodo, sono un microcosmo con rigidi codici comportamentali che procedono paralleli alle trame che si tessono all'esterno. In un arco temporale che si snoda lungo un decennio di sangue, Roberto Gugliotta e Giovanna Vizzaccaro indagano sui misteriosi rapporti tra mafia, Stato e Brigate Rosse. Il romanzo prende spunto da un reale fatto di cronaca: la mancata uccisione di molti brigatisti da parte dei detenuti siciliani, che avrebbero dovuto obbedire agli ordini dei loro capi e che invece hanno preferito combattere la mafia stessa piuttosto che i compagni di prigionia.