Barbarella non ha cloni
diLIDIA LOMBARDI Adesso spunta la faccia di Anne Hathaway, la bruna efficientissima di «Il diavolo veste Prada». Si infilerà lei la calzamaglia che nel 1968 fu di Jane Fonda. L'attrice americana che acchiapperebbe il ruolo protagonista nel remake del film di Roger Vadim è l'ultima «nominata», dopo una schiera di candidati che compaiono e scompaiono da anni. Non solo attrici (Rose McGowan), ma anche registi (Rodriguez, Luketic, Gazzam). E produttori. Questa faccenda della nuova Barbarella doveva affrontarla addirittura negli anni Novanta lo stesso «patron» della pellicola originale, l'«amerikano» Dino De Laurentiis, immaginando Sherryl Fenn e Drew Barrymore al posto della Fonda. Ma non se n'è fatto mai niente. Eppure Barbarella fu un successone nei favolosi anni Sessanta. Non di critica, ché i trinariciuti abituati ai film di messaggio, politici tout court, bocciarono la ragazza da fantascienza spedita nello spazio dal Presidente della Terra in un improbabile 40 mila dopo Cristo per cercare lo scienziato Durand Durand, scomparso in circostanze misteriose. Una missione nella galassia zeppa di avventure, anche erotiche, con i bizzarri machi incontrati lassù. E perfino con un robot di umanoide aspetto. Il fatto è che la biondissima e atletica Jane nell'anno della rivolta studentesca, delle barricate a Parigi, del «non è che l'inizio, continueremo a combattere» diventò come donna spaziale il simbolo della liberazione sessuale dell'altra metà del cielo. Che si fa rampante, dominatrice. Passata per amore di Roger Vadim nel letto che era stato di Brigitte Bardot, la figlia del cow boy Henry turba i sonni maschili di tutto il mondo, perlomeno quello occidentale. Il pistolone tecnologico che impugna diventa un'allusione sessuale, gli stivali sono la quintessenza dell'erotismo, le pose gattoni turbano. Senza volgarità, si badi bene. Il gioco dell'allusione, il vedo e non vedo era sapiente, nei memorabili anni Sessanta. E Jane nuda nelle prime sequenze del film fece scalpore anche e soprattutto perché i titoli di testa coprivano i dettagli troppo osée del suo corpo pieno di curve. Barbarella è un feticcio, si sublima in un simbolo e rilancia anche il fumetto dal quale è nata, quello del francese Jean-Claude Forest. Come succede a Valentina di Crepax, a Eva di Diabolik. Ha una serie di cloni, come le bambole «Barbarella». Entra alla grande nel pop, con i Duran Duran che prendono il nome dallo scienziato perduto fuori orbita, i Jamiroquai che in «Cosmic Girl» evocano Lady Barbarella e Kylie Minogue che replica in un video lo strip tease a gravità zero. Per non parlare dell'«orgasmatron» avveniristico di Woody Allen ne «Il dormiglione». Jane nella galassia ispira gli stilisti. L'optical e le mingonne di Mary Quant, gli abitini geometrici di Alberta Ferretti modellano le ragazze con la frangetta o i capelli arruffati. In tanta dimensione di culto, il ritorno al passato è un'impresa. Chissà se decollerà mai il remake della pellicola di Vadim, andata a ruba in dvd. Le donne spregiudicate, disinibite, provocanti non fanno più notizia. Da anni ci abbuffiamo di pellicole hard. Il nudo è più integrale che mai. Lo stile e il fascino della Barbarella del Sessantotto seppellirebbe ogni star e starlette di oggi.