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Herbert Pagani fuori dall'oblio

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Energiapura, diretta, entusiasmo, libertà, scelte autonome. Il suo successo radiofonico, prima a Radio Capodistria poi a Radio Montecarlo, era frutto di questi elementi, oltre che del suo talento». Così Dario Salvatori nell'introduzione a «Herbert Pagani - Canzoni, scritti, disegni, sculture» (libro più cd, Barbes Edizioni, 25 euro) che ricostruisce a tutto tondo l'autore di «Albergo a ore». «Nemo profeta in patria» è il detto che calza a pennello al cantautore cosmopolita, nato a Tripoli nel 1944 da una coppia di ebrei libici di origine ispanico-berbera italianizzati dall'amministrazione coloniale. In Francia è considerato uno dei maggiori chansonier, in Italia è quasi dimenticato. Ma se fischietti «Due palme nel blu, il sole lassù» imitando il falsetto di Edoardo Bennato e arrivi al ritornello «Ahi, le Hawaii, le Hawaii» ripiombi nell'atmosfera colta e spensierata degli anni Sessanta. Pagani, che visse a lungo a Parigi, fece teatro con Leo Ferrè, tradusse Jacques Brel, incise con l'acquaforte città che sarebbero piaciute a Le Corbusier, creò sculture con scarpe rotte immortalando a suo modo Woody Allen o papa Bonifacio VIII. Chissà se l'essere apolide, multilingue e poliedrico, insomma se il suo sfuggire a classificazioni, non abbia causato l'oblio. Li. Lom.

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