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Dopo la musica Ruggeri si dà al calcio

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diCARLO ANTINI Ha appena finito di dare voti ai talenti di X Factor e già torna sotto i riflettori. Questa volta non di un palcoscenico ma di un prato verde di calcio. Quello dello stadio Flaminio di Roma dove giovedì 16 alle 20 si sfideranno in triangolare la squadra di calcio della nazionale cantanti, gli attori delle Mediaset Stars e i ragazzi del Grande Fratello Team. In palio la prima edizione della Mediafriends Cup. La partita sarà trasmessa in diretta su Canale 5. Enrico Ruggeri, lei è il presidente della nazionale cantanti. Qual è lo scopo della partita allo stadio Flaminio di Roma? Raccoglieremo fondi per aiutare l'Ail, associazione italiana contro le leucemie, presieduta dal prof. Mandelli. Di volta in volta come decidete a chi devolvere i fondi che raccogliete con le partite della nazionale cantanti? Ci facciamo guidare dal cuore. Chi ha conosciuto il prof. Mandelli se ne è innamorato subito. Questa volta, però, la partita avrà un sapore molto particolare. Perché? Per la prima volta siamo riusciti a coinvolgere una struttura importante come Mediaset che finora era sempre rimasta un po' alla finestra. E poi a Roma abbiamo tanti ricordi. Proprio qui si è giocata la prima partita del cuore e nel 2000, sugli spalti dello stadio Olimpico, si sono incontrati Perez e Arafat. Senza contare i tanti romani che giocheranno nelle tre squadre: su tutti Luca Barbarossa e Niccolò Fabi. In campo con chi si trova meglio? Con chi tocca il pallone al massimo due volte. Mi piace il calcio veloce e non chi tiene palla solo per tenerla. Per questo mi piace come giocano Barbarossa e Fabi. Da quanto tempo è titolare nella nazionale cantanti? Dal 1984. Quello è stato un anno molto fortunato. Insieme a me è entrato pure Ramazzotti. In trent'anni di attività abbiamo raccolto 80 milioni di euro, una signora cifra. Perché ha deciso di entrare nella nazionale cantanti? Mi sono reso conto che la vita mi ha dato tutto quello che le ho chiesto. Per questo ho voluto mettere la mia fortuna a vantaggio di altri. Il nostro è un ambiente molto competitivo, invece in campo siamo tutti uguali. Tutti in campo in tuta e pantaloncini. È appena finita la sua esperienza come giudice di X Factor. Che ricordo ha? È stato faticoso ed emotivamente difficile. Si entra in empatia con i ragazzi, con i loro progetti e i loro sogni. Poi c'è la puntata del martedì e si rimette tutto in discussione. Gli altri giudici arrivano e smontano il lavoro fatto in settimana. È una cosa che fa soffrire, soprattutto perché si tratta di ragazzi molto giovani. L'anno prossimo tornerà a X Factor? Perché no. Mai dire mai. Adesso, però, mi serve un periodo di decompressione. Sono molto felice per Nathalie che ha già successo su I-tunes. In studio con Elio vi siete beccati tante volte. Cos'è? Non corre buon sangue tra voi? Macché. Conosco Elio da vent'anni. È che abbiamo idee diverse: lui è molto tecnico, io invece cerco qualcuno che non assomigli a nessun altro. E poi da Elio tutti si aspettano una battuta e così può dire di tutto e dare qualche colpo sotto la cinta. Ma litigare con lui mai.

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