La Scala per tutti
Cinque ore possono parere indigeste anche ai melomani più raffinati. Forse è per questo che stasera al Teatro La Scala, nella serata più glamour dell'appannata Milano, tra gli smoking mancherà quello di Paolo Scaroni, ad dell'Eni, una volta sponsor principale del teatro lirico sostenuto al 60 per cento dai privati. Segno di tempi nuovi? Forse, perché il parterre si annuncia meno affollato e importante. Ma insomma, la mitica «prima» della notte di Sant'Ambrogio non è solo il rito riservato a la crème de la crème, pezzi da novanta dell'industria e della finanza con relative sciure e politici stranieri. È diventata, l'inaugurazione nel teatro del Piermarini, una faccenda pop e un affare. Si proietta al cinema, e in diretta, mica in differita. Va a Rai5 e per il popolo meneghino pure in piazza, nell'Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele. Come dire: la classe operaia va in paradiso (si chiama così il loggione in francese). Volpone di un monsieur sovrintendente! Stéphane Lissner, l'uomo che Ermolli sostituì a Muti (un po' complice il Berlusca) fa della cerimonia scaligera un evento pop. Certo, in alto loco più di qualcuno sogna ancora le serate che si potevano solo raccontare sui giornali ma non vedere. Magari rimpiange pure le uova tirate dai contestatori in eskimo. E però, che atmosfera! «Pubblico internazionale - rievoca il paparazzo di lungo corso Umberto Pizzi - tutte persone con sei zero nei conti, passerella del potere industriale, bancario, politico. Oggi resiste l'eleganza, appena graffiata talvolta un guizzo di follia. Memorabile la mise della moglie di Galliani, il presidente del Milan: in abito lungo ma col disegno di falce e martello». Concorda il principe Carlo Giovanelli, magister elegantiarum di stanza a Roma, blasonato che non si perde una prima, sia a Milano che nella Capitale: «All'inaugurazione nel teatro meneghino nessuno si presenta senza smoking. Un altro mondo, ci incontri il jet set. Del resto è un teatro d'enorme tradizione, famoso oltreoceano. A Roma è diverso. Il Costanzi negli anni '30 aveva nei palchi la famiglia reale, i membri del governo, tutti i nobili. Rigorosamente in frac, fino a mezzo secolo fa. Ora alla prima qualcuno arriva in abito bleu e la sua signora si sente autorizzata a indossare vestitucci inadeguati. Con la direzione di Muti però si respira altra aria. La cena di gala nell'Hotel Quirinale, nelle sale verde e rossa, trionfo del barocco, rimarrà memorabile». Concorda la principessa Maria Pia Ruspoli, vicepresidente dell'Associazione Amici dell'Opera: «La Scala ha una grande tradizione, ma vorremmo che il Costanzi non fosse da meno. Dovrebbe avere mecenati come quelli milanesi, imprenditori che sponsorizzano la lirica. Le prime in diretta nei cinema? Bellissima idea. Ma non solo quella del teatro lombardo. Dovrebbe accadere anche per l'Opera di Roma e per gli altri grandi palcoscenici italiani».