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La scommessa di Valchiria con effetti speciali

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Nonproprio agevole per lo spettatore comune, indigesto per orchestre non superbamente attrezzate, difficile da cogliere nella rete dei suoi molti temi conduttori (una selva di simboli sonori, di eventi, personaggi e oggetti epici). Eppure con coraggio La Scala punta oggi ancora una volta su Wagner (anni fa era stato col Tristano), scegliendo questa volta Die Walküre, la prima giornata dell'imaginifico Anello del Nibelungo di derivazione celtica che prese la forma di una gigantesca Tetralogia drammatica. Un progetto unico nella intera storia della musica, dalle origini del mondo alla sua fine, costruito (libretto e musica) nell'arco di 35 anni. Più volte è stato rilevato che La Walkiria, incentrata sulla figlia prediletta del dio Wotan, che disobbedisce solo apparentemente al padre favorendo la nascita di Sigfrido, l'eroe del possibile riscatto degli Dei macchiati dal possesso del maledetto oro renano, è la più popolare e più unitaria delle quattro opere del Ring (basterebbe evocare la celeberrima Cavalcata). L'opera trascolora dall'iniziale incesto tra i due fratelli gemelli (Sieglinde e Sigmund) da cui nascerà Sigfrido sino al letargo di Brunilde, ormai solo donna, avvolta a sua difesa da una coltre incantata di fuoco, che sarà superata solo da un eroe senza paura. Alla Scala la leggenda assumerà la temperatura dovuta grazie alla bacchetta di Baremboim, dimostratosi già wagneriano doc, ma anche ad uno stuolo di artisti ultraspecializzati quali Weltraud Meier (Sieglinde) e Nina Stemme (Brunilde). Attesa alla prova la regia del belga Guy Cassiers, improntata alla più aggiornata supertecnologia moderna. Una regia che qualche polemica aveva suscitato alla vigilia per l'accusa di aver sacrificato la costruzione psicologica a tutto vantaggio degli effetti speciali.

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