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La commedia di Boldi e Canalis lo tallona

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Lastoria è sempre più difficile da seguire e si perde nelle nebbie di Hogwarts. Aumentano i riferimenti, i personaggi, i luoghi, rendendo più difficile tenere le fila di tutta la trama per lo spettatore che segue le avventure di Potter solo una volta l'anno. Alla produzione, d'altra parte non sembra interessare la qualità generale del prodotto confezionato, forse perché è in attesa del capitolo finale in 3d, a luglio. Dopo tanti registi importanti (Columbus, Cuaron e Newell), la Warner conferma per la terza volta il meno abile, David Yates, che chiuderà anche il prossimo episodio. «Harry Potter e i doni della morte» soffre anche di essere il primo film della saga tratto da una parte di un romanzo. Evidentemente non è stata felice l'idea di trasporre sul grande schermo l'ultimo libro diviso in due film. Il risultato viene spalmato in oltre due ore e mezza di pellicola senza quegli ingredienti classici delle avventure potteriane: umorismo, suspense, mistero e azione. Abbondano invece i dialoghi tra i tre ragazzi protagonisti, spesso edulcorati, con tanto di raptus di gelosia da parte del rosso Ron verso Potter che immagina stia seducendo la sua dotta Hermione. Questo settimo film è la parte più on the road di una saga finora ambientata nel castello di magia di Hogwarts, ma anche quella con il ritmo più noioso, con tempi dilatati e situazioni prevedibili. Paesaggi strepitosi contrastano con la pochezza dei personaggi, spiazzando gli spettatori che preferirebbero immergersi esclusivamente nei laghi immensi, tra foreste innevate e panorami fiabeschi. Ma poi Harry Potter si lamenta perché non trova i mezzi giusti per distruggere l'acerrimo nemico, Voldemort. E lo spettatore torna alla triste realtà. Per giunta i tre giovani protagonisti perdono le bacchette ma non la loro magia, si emancipano dai propri strumenti in vista di un confronto che sarà personale prima che magico, mentre l'Horcrux (un oggetto dal potere oscuro) incattivisce i tre amici che lo portano al collo. I temi magici non sono ben sviluppati e restano appesi, tra le mani di un eroe che ormai non affascina più gli italiani. L'unico che trionfa è il cattivissimo Voldemort interpretato da uno straordinario Ralph Fiennes. Potter guida tuttavia per la seconda settimana la classifica degli incassi cinematografici arrivando a superare nel complesso 13 milioni di euro. Programmato in 807 sale, con una media per schermo non esaltante (2.237) il maghetto tiene ma non sfonda in Italia, visto che rispetto al weekend d'esordio ha pero il 54% d'incassi. A tallonare la saga ideata dalla Rowling è la nostrana commedia natalizia «A Natale mi sposo» con Massimo Boldi ed Elisabetta Canalis. «Sono molto felice dell'ottimo risultato ottenuto nei primi tre giorni di programmazione - ha detto Boldi - Perdipiù con un concorrente imbattibile a livello mondiale come Harry Potter, considerando soprattutto che noi siamo fuori con 450 copie monitorate da Cinetel contro le 807 di Potter». Il maghetto però continua a piacere agli americani e nel weekend del Ringraziamento ha incassato 50,3 milioni di dollari. Secondo le stime, la serie di Potter, che si chiuderà a luglio con il lancio della seconda parte dell'ultimo episodio, incasserà complessivamente 7,5 miliardi di dollari, mentre i primi sei film del maghetto hanno già guadagnato 5,44 miliardi di dollari a livello mondiale.

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