«L'Osservatore» compie 150 anni In un libro i suoi segreti
Fulo stesso Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, a definirlo «singolarissimo giornale», proprio negli anni in cui si celebravano i cento anni dalla sua fondazione. «Ne feci io stesso l'esperimento nel triste e drammatico periodo dell'ultima guerra, quando la stampa italiana era imbavagliata da una spietata censura e imbevuta di materiale artefatto - scriveva l'allora cardinale arcivescovo di Milano che, dal '37 al '54, aveva esercitato la direzione del foglio vaticano - "L'Osservatore" ebbe allora una funzione meravigliosa, non già perché si fosse arrogato compiti nuovi e profittatori, ma perché continuò impavido il suo ufficio d'informazione onesto e libero. Avvene come quando in una sala si spengono tutte le luci, e ne rimane accesa una sola: tutti gli sguardi si dirigono verso quella rimasta accesa; e per fortuna questa era la luce vaticana, la luce tranquilla e fiammante, alimentata da quella apostolica di Pietro. "L'Osservatore" apparve allora quello che, in sostanza, è sempre: un faro orientatore». Anche di questo si parla in «Singolarissimo giornale - I 150 anni dell'Osservatore Romano» - il libro a cura di Antonio Zanardi Landi e Giovanni Maria Vian che ripercorre la storia del quotidiano della Santa Sede in occasione dei 150 anni della sua fondazione. «L'Osservatore Romano» fu fondato nel 1861, circa cento giorni dopo la proclamazione del Regno d'Italia, e doveva servire a far echeggiare la voce del Papa sovrano di uno Stato pontificio che si stava sempre più riducendo e che sarebbe definitivamente caduto appena nove anni dopo con la breccia di Porta Pia. La pubblicazione è promossa dall'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede e nel volume edito da Allemandi & C. sono presenti i contributi di Franco Frattini, Gianni Letta, Antonio Zanardi Landi, Giovanni Maria Vian, Gianpaolo Romanato, Giuseppe Dalla Torre, Ennio Di Nolfo, Andrea Riccardi, Giovanni Battista Varnier, Roberto Pertici, Silvio Ferrari, Paolo Zanini, Pietro Pastorelli, Carlo Cardia e Sergio Romano. È proprio il saggio di Romano a mettere in luce la dimensione internazionale del quotidiano. Come peraltro sottolinea lo stesso ministro Frattini che lo definisce il primo «global newspaper» della storia». Da Roma «L'Osservatore» si rivolge a un pubblico diversificato, confermando quel respiro internazionale che lo rende diverso da altri organi di stampa nel panorama editoriale italiano. Una finestra costantemente aperta sul mondo. A sua volta il mondo continua a tenere le finestre aperte sull'«Osservatore». Nella sua innata propensione alla sperimentazione, il giornale del Papa è pubblicato in otto lingue e, con le sue edizioni periodiche, raggiunge 150 Paesi. Con la consapevolezza di dover restare sempre al passo coi tempi. «L'Osservatore Romano - dice il direttore Vian - è completamente rinnovato grazie a una veste grafica più essenziale, all'introduzione del colore in prima e ultima pagina, all'apertura a molte firme femminili e alla collaborazione anche di non cattolici». Con la mente ai prossimi 150 anni.