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Il samurai della letteratura

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Lo scrittore giapponese Yukio Mushima

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Alcuni scrittori nascono "postumi". È il caso di Yukio Mishima. Con il passare del tempo la comprensione del suo pensiero e la sua fama sono cresciute a dismisura. Dei quarantesei volumi della sua opera, quasi tutti sono stati tradotti in Occidente. Qualche anno fa Mondadori pubblicò i suoi romanzi più significativi, consacrandolo anche in Italia come uno degli scrittori più importanti del Ventesimo secolo. Sullo sfondo dell'opera letteraria resta il suo ultimo atto, compiuto quarant'anni fa, il 25 novembre 1970, lo spettacolare seppuku, il suicidio rituale, al Quartier generale dell'Agenzia di Difesa giapponese con il quale intese richiamare il suo paese alle devastazioni della decadenza dovuta allo smarrimento delle tradizioni. Prima di togliersi la vita, quella stessa mattina, inviò al suo editore l'ultima parte della tetralogia del Mare della fertilità: più che un romanzo, un testamento. La vita spirituale e letteraria di Mishima ha coinciso con l'essenza stessa della cultura giapponese talvolta attraversata da suggestioni occidentali. In Giappone, faceva notare lo scrittore ai suoi interlocutori, vi era la tendenza a dare maggior peso alle arti, simboleggiate dall'immagine del crisantemo, piuttosto che agli aspetti guerrieri rappresentati dalla spada. Su questa apparente dissociazione si fondava l'incomprensione dei contemporanei verso la tradizione giapponese che invece era fondata sulla "miracolosa" convivenza dei due momenti. Mishima si propose di sanare questa frattura. E cominciò a vent'anni, ottenendo la consacrazione letteraria quando era poco più che un ragazzo. Fu Confessioni di una maschera (1949) che lo fece riconoscere come astro nascente della letteratura giapponese: "Capolavoro dell'angoscia e allo stesso tempo dell'atonia ", secondo Margherite Yourcenar. Il romanzo è l'autobiografia dello stato d'animo di una generazione pervasa da uno struggente desiderio di annullamento e insieme di erotismo inappagato. Vennero poi altri lavori, come Sete d'amore, Colori proibiti, La voce delle onde, Il padiglione d'oro. Negli ultimi due nichilismo e religiosità, sentimento tragico della vita, esaltazione del bello e sentimento di purificazione sono motivi che si rincorrono e rivelano un'anima inquieta che sta precisando il suo percorso verso un Destino che giorno dopo giorno si va delineando. La Tradizione può restare perennemente racchiusa nella memoria estetica di un popolo? L'interrogativo sorge davanti al punto di svolta della vita di Mishima. Fino al 1960 egli aveva rappresentato il "disagio dei valori" nella società giapponese che stava perdendo la sua anima. Prese forma in questo clima il romanzo Dopo il banchetto che segnò l'ingresso vibrante e consapevole di Mishima nella politica. Con questo libro, infatti, lo scrittore stigmatizzò duramente il mercanteggiamento elettorale a cui erano dediti i politici e i costumi dell'alta borghesia. Il successo che ottenne risarcì parzialmente Mishima dal fiasco di alcuni lavori precedenti e lo convinse che qualcosa era mutato nel suo Paese. Così prese a guardare con attenzione fuori di sé, scoprendo un mondo in febbrile agitazione, percorso da fermenti che indicavano la volontà di superare una volta per tutte il dopoguerra. Con stupore Mishima constatò che in Giappone s'andava formando un'opinione pubblica che avversava quella parte della Costituzione che imponeva al paese la rinuncia delle sue prerogative militari. Resistenza che sfiorò la rivolta quando, nel maggio 1960, venne concluso il Trattato di sicurezza nippo-americano con il quale si sancì non tanto una collaborazione militare tra i due Paesi, ma una sorta di sudditanza del Giappone agli Stati Uniti dal momento che il primo era costretto a offrire basi militari agli Usa e a confermare la rinuncia a ogni intervento bellico. In cambio gli Stati Uniti si impegnavano a garantire al Giappone la loro protezione militare. Alla sigla del Trattato molti giapponesi reagirono violentemente. Mishima fu con i rivoltosi. Le sommosse stimolarono la sua fantasia e lo spinsero a scrivere Patriottismo, uno dei suoi racconti più belli e riusciti, nel quale l'estetica e l'etica bushido, unite a un sensualismo e a un erotismo straordinariamente raffinati, rivelano un Giappone segreto e seducente. La rappresentazione dell'equilibrio tra il Crisantemo e la Spada, Mishima la racchiuse nel suo capolavoro, Il mare della fertilità, tetralogia sulla società nipponica del Ventesimo secolo, nella quale, per quanto devastata, lo scrittore coglieva elementi per una possibile restaurazione culturale e spirituale. Alla fine della sua navigazione Mishima trovò il Grande mare che avrebbe solcato in compagnia delle tante anime del Giappone che aveva fatto rivivere nella sua opera letteraria. C'era infatti una tumultuosa, invisibile folla il 25 novembre 1970 nell'ufficio del generale Mashita al Quartier generale dello Jeitai quando lo scrittore si accasciava sul pavimento, con l'addome squarciato, mormorando per l'ultima volta "Lunga vita all'Imperatore". Non un omaggio formale. Quasi una preghiera.

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