Da Israele umanità senza sentimentalismi

Allabase, del resto, c'è un romanzo di uno tra i maggiori scrittori israeliani di oggi, Abraham B. Yehoshua, e il regista, Eran Riklis, si è imposto di recente, anche in ambienti internazionali, con film quali "La sposa siriana" e "Il giardino dei limoni", vedendo addirittura, questo di oggi, candidato all'Oscar per il cinema del suo Paese. Il tema è la riscoperta dei sentimenti da parte di un uomo che, distante anche in famiglia, esercita con freddezza il suo lavoro di responsabile delle risorse umane in un importante pastificio di Gerusalemme. Si dà il caso che una sua impiegata, una donna sola emigrata dalla Romania, perda la vita in uno dei tanti attentati che a Gerusalemme si moltiplicano. Esercitava mansioni così umili che per più d'una settimana nessuno se ne accorge e tanto meno quel responsabile che di lei sa poco o nulla. Se ne accorge però un giornalista che subito accusa il pastificio di una assenza totale di umanità nei confronti dei suoi impiegati, così una dirigente, una volta recuperato il cadavere dell'emigrata, incarica proprio quel responsabile troppo distratto di riportarlo in Romania perché i familiari possano dargli degna sepoltura. Comincia perciò un lungo viaggio, spesso con mezzi di fortuna a causa di vari incidenti e della sperduta lontananza delle località da raggiungere, ma se la conclusione non sarà quella immaginata, per il protagonista, grazie ad alcuni incontri significativi - il marito divorziato della donna, il figlio adolescente, la vecchia madre - finirà per rappresentare la soluzione dei suoi tanti problemi di aridità, restituendogli il valore dei rapporti umani. Senza sentimentalismi, però, con un linguaggio asciutto che si colorisce solo a tratti in ragione di certe occasioni, spesso anche curiose, che si propongono durante quel viaggio. Accettando comunque che spesso certe immagini attentamente elaborate suscitino emozioni intense. Vi concorre la recitazione di tutti, a cominciare dall'interprete principale, Mark Ivanir, un emigrato ucraino che si è aperto spazi ampi nel cinema e nel teatro d'Israele.