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Quel volo giù dal balcone

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Mario Monicelli

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Il regista Mario Monicelli si è ucciso ieri sera lanciandosi dal quinto piano del reparto di Urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato per una grave malattia. Monicelli era in una stanza con due posti letto ma la occupava da solo. Era ricoverato da ieri ma veniva con costanza in ospedale per curare un tumore alla prostata. Dopo che l'infermiere gli ha somministrato la terapia il regista ha aperto la finestra e si è gettato nel vuoto. Ha colpito l'asfalto con la testa. E lì è rimasto, coperto solo con un telo sotto la pioggia battente, sul vialetto che è alle spalle della guardiola all'ingresso principale dell'ospedale. Un tempo lungo. Troppo per i parenti che sono immediatamente accorsi dopo aver ricevuto la comunicazione dai sanitari. Non sono mancate per questo le proteste. La moglie in particolare straziata dal dolore ha gridato: «Spostate il corpo dalla pioggia battente. Mio marito non può restare lì». Ma sotto il lenzuolo di plastica il cadavere è rimasto fino all'arrivo del magistrato. Sul posto sono giunti per primi gli agenti del commissariato Celio diretto da Tiziano Lorenzo. A seguire è intervenuta una squadra del 118 che non ha potuto far altro che constatare il decesso del regista. La polizia scientifica ha poi effettuto tutti i rilievi necessari e l'area è rimasta «off limits» per chiunque. Monicelli non ha lasciato nessun biglietto e ha ripetuto il gesto del padre, anche lui morto suicida. Stando ad alcune testimonianze veva mostrato stanchezza e insofferenza per la malattia che lo aveva colpito a 95 anni All'ospedale sono arrivate personalità e privati cittadini. Come la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini e, dopo le 23, anche il questore di Roma Francesco Tagliente. Ma anche due ragazzi del rione Monti di Roma. «Monicelli era un orgoglioso monticiano» hanno spiegato i due ragazzi che hanno chiesto di rimanere anonimi. Sono arrivate anche una serie di testimonianze e di ricordi a commento della tragedia. Per Walter Veltroni: «È una notizia terribile: Monicelli se ne va e ci lascia in modo così doloroso. Era un uomo straordinario, coi suoi 95 anni portati con aspra ironia». Anche il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti ha commentato la scomparsa: «Provo un grande dolore. Non conosco i motivi che lo hanno portato a compiere questo gesto, ma con Monicelli perdiamo non solo uno dei più grandi registi, ma anche un grande italiano che con la sua arte ha portato lustro al nostro Paese». Non sono mancate le reazioni dei suoi amici e allievi. È rimasto sconvolto nell'apprendere la notizia della scomparsa Claudio Risi, figlio di Dino, che di Monicelli è stato più di una volta aiuto regista. «È una cosa terribile - ha detto visibilmente scosso - comunque ha fregato papà... ha vissuto più di lui. È un po' nel carattere si somigliavano. Con lui regista ho fatto "Vogliamo i colonnelli" e "I nuovi Mostri". Ricordo che una volta si arrabbiò moltissimo con me perché ero stato troppo preciso. Dovevo preparare una sala da pranzo nell'episodio "Il Malconcio" dei "Nuovi mostri". Mi disse che ero stato troppo preciso, che avremmo finito troppo presto e non saremmo potuti rimanere a lavorare tutta la notte. Un personaggio incredibile». «In qualche modo lo sapevo - ha detto Marco Risi, fratello di Claudio - era un grande spirito libero e se ne è andato così come ha vissuto tutta la vita. Sentiva di non poter essere più utile e ha scelto con lucidità». Infine il saluto di Ezio Greggio: «Ciao Mario. Salutaci Totò, Sordi e Manfredi». (ha collaborato Dina D'Isa)

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