Il giurista tedesco che ama le Madonne del Bel Paese
Nato a Francoforte nel 1951, Martin Mosebach è per formazione un giurista, ma nel tempo è diventato uno dei più importanti narratori contemporanei di lingua tedesca (tra i vari riconoscimenti, nell'ottobre 2007 ha ricevuto il Büchner-Preis). Fino ad oggi snobbato dall'editoria italiana, ci voleva l'editore Cantagalli per vedere un suo primo libro italiano, «L'eresia dell'informe - La liturgia romana e il suo nemico» (traduzione di Leonardo Allodi), un pamphlet scritto a difesa della liturgia romano-cattolica. Mosebach ama l'Italia, la frequenta con assiduità e per lunghi periodi. È particolarmente legato al Santuario della Santa Casa di Loreto e coltiva una passione speciale per il pittore veneziano Lorenzo Lotto, che a Loreto si fece oblato e morì nel 1556. Signor Mosebach, nel suo libro «La bella abitudine di vivere. Un viaggio italiano», del 1997, c'è un capitolo dedicato al Santuario della Santa Casa. Perché un luogo come questo dovrebbe giocare un ruolo di un importante scrittore come lei? A Loreto si sperimenta in maniera particolarmente intensa la concretezza del messaggio cristiano. Il racconto della visita dell'angelo a Maria potrebbe possedere dei tratti mitici e questi tratti sono presenti probabilmente anche nell'idea che noi ce ne facciamo. A questo tuttavia si contrappongono le pietre della Santa Casa, che è stato dimostrato provenire dalla Palestina. Quelle pietre sono per noi in qualche modo eco delle parole dell'angelo e di Maria. È noto come Lei sia un grande estimatore di Lorenzo Lotto, che visse da oblato a Loreto gli ultimi anni della sua vita e qui lasciò numerose opere. Da che cosa deriva questa sua passione per il pittore veneziano? Lorenzo Lotto è in assoluto il più misterioso tra i grandi pittori veneziani. Come ritrattista è stato un insuperabile conoscitore dell'animo umano e psicologo, tuttavia, nel momento in cui venne chiamato ad affrontare la pittura di pale d'altare non ha avuto esitazioni a mettere da parte quel suo talento. Si tratta di un pittore genuinamente religioso e questo suo tratto lo rende superiore a Tiziano e Veronese, suoi grandi contemporanei. Egli ha preso sul serio la sua fede rendendola una compiuta forma di vita. Agendo in questo modo, si può dire che ha vissuto all'incirca secondo il modello del pittore di icone, modello caratteristico della tradizione cristiana orientale. C'è un'opera di Lorenzo Lotto che le è particolarmente cara? «L'elemosina di Sant'Antonino», che si trova nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, a Venezia. Nella parte superiore, avvolto in una specie di "sfera spirituale" e attorniato da angeli, si trova un santo dell'ordine domenicano, al di sotto del quale due diaconi distribuiscono al popolo implorante doni e rotoli di scritture. A mio parere si tratta di una meravigliosa descrizione della essenza della Chiesa che, per essere fedele fino in fondo alla propria missione, è chiamata ad unire la terra con il Cielo.