Dustin legge Leopardi una lezione per i politici
Dustin Hofmann legge Leopardi in un video promozionale della Regione Marche. È una buona idea. Si vede il famoso attore americano che legge, inciampa sulle parole, impara e infine si volge all'andirivieni dolce e vasto delle colline marchigiane dicendo l'ultimo celebre verso dell'Infinito: "E il naufragar m'è dolce in questo mare". Ottima operazione di promozione culturale e turistica per una regione che oltreoceano può affiancarsi ai sogni americani di Toscana. Naturalmente qualcuno s'è messo a criticare. Ma in certe cose la critica - anche quella banale - è un corredo inevitabile alle idee un poco più forti e significative della media. L'Italia è una poesia. Si può viaggiare nella bellezza - e nella storia e nella antropologia - del nostro Paese attraverso le voci di poeti di ogni tempo. Non solo la Commedia di Dante è un viaggio in Italia. Ma più volte m'è capitato di leggere le pagine di Ungaretti, di D'Annunzio, di Luzi, di Pasolini dedicate e scorci o a luoghi italiani. Pagine che parlano, che commuovono italiani di ogni regione e di ogni genere. Una unità di Italia del cuore, si potrebbe dire. Che probabilmente oggi è più eloquente, pur se più segreta, di quella unità celebrata con troppa retorica da storici, politici e Istituzioni di vario genere. L'ho già scritto varie volte. Anche se ci sono spinte autonomiste, federaliste o localiste, scommetto che nessun italiano (pugliese, campano, veneto o friulano) vuol rinunciare ad essere concittadino dell'Alighieri, o di Michelangelo o di Piero della Francesca. Magari si vogliono pagare tasse diverse, o salvare dialetti di vario colore e genere. Ma nessun Italiano quando gira per il mondo non sente l'orgoglio di esser del Paese dove tutti vengono ad ammirare Raffaello o Caravaggio o a commuoversi per certe arie o certe poesie. Solo che di questo si parla poco, o male. Si insiste, di solito, con richiami un poco stucchevoli alla coesione nazionale, in nome della bandiera o della Carta Costituzionale. Per carità, cose giuste, ma poco capaci di suscitare quelle virtù di immaginazione e di desiderio che sono la vera natura profonda dell'Italia. Mario Luzi diceva che l'Italia è un'aspirazione. Con tale termine non si intende solo il percorso sempre incompiuto della unità politica, civile e sociale di un Paese che ha avuto e ha stratificazioni storiche complesse. Quanto il fatto che l'unità non è il raggiungimento di una situazione statica, ma il rinnovarsi del desiderio di comune riconoscimento in opere, esempi ed esperienze che valgono. Senza movimento non c'è unità. E nell'arte, nella poesia c'è il massimo movimento della persona. Per questo i responsabili della cosa pubblica dovrebbero mobilitarsi per offrire nei prossimi mesi di celebrazioni unitarie esempi di realizzazioni artistiche che parlano e mobilitano gli italiani. Che li confortano nel loro appartenere a una patria sempre ferita, come diceva Marinetti. Possibilmente salvando l'arte dalla retorica, dall'aurea celebrativa. Al Ministero della cultura c'è una Direzione generale per il libro e un nuovo Istituto che deve occuparsi di lettura e libri. Credo che vi siano al loro interno persone in grado di interpretare anche in questo modo la loro funzione pubblica. Accanto alle decine di migliaia di insegnanti che si trovano tra le mani i capolavori da indicare e insegnare ai ragazzi, italiani di domani.