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di CARLO ANTINI Il caso Saviano, la Lega, Endemol e Fabio Fazio.

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PinoDaniele, il titolo del nuovo cd la dice lunga. Un po' di nostalgia degli anni Settanta? Sono nato e cresciuto nelle atmosfere del Boogie Boogie. Nel cd ho mantenuto questo sapore. E poi il Boogie Boogie Man è un po' come l'uomo nero che fa paura ai bambini quando non vogliono andare a letto. Per lei chi è l'uomo nero? Beh, diciamo che oggi sono più seri gli artisti delle istituzioni. E ho detto tutto. Qualche anno fa cantava che la Lega è una vergogna. Lo pensa ancora? No. Adesso penso che siano tutti vergognosi. In questo momento nessun governo andrebbe bene. Un po' pessimista, non crede? Lo sono per natura. Così se le cose vanno bene è tutto guadagnato e se vanno male posso sempre dire che me l'aspettavo. Basta pensare al caso Saviano. Cosa ne pensa di tutto quel polverone? Penso che se Saviano fosse davvero pericoloso per la camorra lo avrebbero già fatto fuori. Falcone e Borsellino li hanno uccisi perché si stavano avvicinando troppo alla verità. In mezzo alla camorra ci sono nato e so che i pericoli li eliminano. Direttamente. Non le piace quello che dice lo scrittore? Altro che. È importante che continui a fare quello che fa. Il cancro della malavita si può estirpare solo con l'educazione e l'informazione. Il paradosso è un altro. E quale sarebbe? Sa da chi è prodotto il programma in cui parla Saviano? Che fa? Le fa lei le domande adesso? «Vieni via con me» è prodotto da Endemol Italia, società partecipata da Mediaset. O sbaglio? Ecco. L'ha detto lei. E lei perché non ci va in televisione? Non mi piace. L'ho fatto quando ero giovane ma ora non ho più voglia di apparire. Cosa pensa? Che non sarei in grado di condurre un intero programma ? Ma non ho nessuna voglia di fare il pagliaccio o l'intrattenitore. E poi in tv non si fa più musica. Cos'è? Una censura preventiva? Negli ultimi dieci anni sembra che la musica faccia paura e i musicisti diano fastidio. Si sono resi conto che le canzoni possono cambiare le cose e allora sono state messe da parte. I talent show, però, fanno sempre più audience. Come se lo spiega? È il segno dei tempi. Prima un musicista veniva fuori perché aveva un riscontro sociale. Ora i giovani sono distratti da altre cose. Hanno altre priorità. Sono nati davanti alla televisione e al computer. Oggi la musica ha altre funzioni e si fa fatica a trovare talenti veri. Io stesso non sarei più capace di scrivere una canzone come «Napule è...». Sicuro che non ci siano più talenti? Sono sempre gli stessi: Fossati e Guccini su tutti. Ma anche Ligabue e Tiziano Ferro. Per il resto, invece, qui da noi ci sono più fenomeni di costume che talenti veri e propri. Il suo nemico-amico Gigi D'Alessio non fa parte dei nostri talenti? Dopo le difficoltà che abbiamo avuto qualche tempo fa, le cose si sono risolte. Il fatto è che non ci conoscevamo di persona e questo ci ha penalizzato. Tra noi c'è stata una guerra di fan ma è tutto finito. Anche perché veniamo dallo stesso quartiere di Napoli e abbiamo tanti ricordi comuni. Ha dimenticato Franco Battiato che, tra l'altro, duetta con lei in una magistrale versione di «Chi tene 'o mare». Non è un talento lui? È un maestro. Ogni volta che lo sento cantare mi viene voglia di chiamarlo e di parlare con lui. Poi non lo faccio anche perché a me non mi chiama mai nessuno. In quel momento gli squilla il cellulare e lui: «Ecco, mi chiamano solo adesso perché sto presentando il cd».

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