Abbasso le rane evviva il Bel Paese
Sì,l'umile e povera rana. Se nel medioevo questo piccolo anfibio aveva una pessima fama perché associato alle pratiche di stregoneria, oggi è diventato la star indiscussa e maltrattata di opere che indignano, sconcertano, suscitano veri e propri movimenti di protesta. Non ci credete? A Venezia quasi un'intera città è in rivolta contro la scultura bianca del «Ragazzo con la rana» di Charles Ray che dal giugno 2009 troneggia al vertice di Punta della Dogana, cuore del bacino di San Marco. L'opera è stata donata dall'imprenditore francese Francois Pinault, il proprietario di Palazzo Grassi e del Museo di Punta della Dogana a cui il ragazzo con la rana malamente tenuta per un zampa fa da simbolo. I veneziani rivogliono indietro, però, il glorioso lampione e la comoda panchina per innamorati che sono stati sostituiti dal nuovo «portarana». Del resto, dicono, la scultura doveva restare lì solo per la Biennale del 2009 e ora sembra invece permanente. E così, oltre alle proteste degli animalisti, su facebook è nato il movimento «Lampione di Punta della Dogana: lo vorremmo indietro!!!» che conta finora 2900 adesioni, mentre secondo un sondaggio del Corriere Veneto il 94,2% dei veneziani rivuole il lampione e solo un audace 5,8% preferisce il ragazzo con la rana. Ma probabilmente la verità sta nel fatto che non è mai fiorito l'amore fra le discusse scelte espositive di Pinault ed una città che lo sente soprattutto come un prepotente conquistatore. Altra rana altro giro di danza. Due anni fa infatti lo stesso Papa Benedetto XVI non ha nascosto la sua indignazione per la rana crocifissa (con un boccale di birra in mano) dell'artista tedesco Martin Kippenberger esposta al Museion di Bolzano. Le polemiche sono state tanto forti da far cadere rapidamente la testa, in senso metaforico, della direttrice del museo. Il maestro dello scandalo ad arte, rane a parte, è però Maurizio Cattelan che ha costruito così il suo successo planetario: dall'installazione «La nona ora» con Papa Wojtyla abbattuto da un meteorite ai fantocci di tre bambini impiccati in Piazza XXIV Maggio a Milano, dal suo Hitler inginocchiato a pregare che è stato rifiutato come manifesto della sua recente mostra milanese allo scultoreo dito medio alzato esposto ancora nel capoluogo lombardo di fronte alla Borsa in Piazza Affari, fino alla ragazza in camicia da notte, di spalle, crocifissa in una cassa e presentata nella chiesa sconsacrata di Donna Regina a Napoli, vicino al Museo Madre. Notizia del giorno è quella che vede sbarcare Cattelan anche nel mondo della musica: firmerà infatti la copertina e l'intero libretto dell'ultimo album di Jovanotti che sarà in vendita dal 3 dicembre. A Roma invece la situazione è sempre più tranquilla, niente rane, né crocifissioni, né dittatori pentiti. Poche settimane fa, semmai, ha destato notevole sconcerto un'installazione dell'americano Aaron Young nel Teatro di Marcello, voluta dall'onnipotente mercante Gagosian che da noi sembra dettare legge. Nel comunicato stampa si parlava di una tipica botticella (carrozza) romana verniciata d'oro, incidentata e posta su una finta colonna romana. Ma in realtà l'artista ne ha dato una spiegazione più scabrosa, definendola una botticella letteralmente stuprata da una colonna in stile ionico. E da qui ne sono sortite le spiegazioni più varie e bizzarre. Fatto sta che in breve lo scandalo si è placato, forse perché nello stupro non è stata coinvolta una rana. Certo, le opere scandalose di oggi hanno assai meno stile che quelle del passato. Basta pensare allo stupore «sublime» suscitato dalla grandiosità di un intervento che sembrava lesa maestà nei confronti della Roma antica come lo straordinario impacchettamento delle Mura Aureliane realizzato nel 1974 da Christo. Oggi lo rimpiangiamo, altro che botticelle stuprate e povere rane maltrattate.